PALERMO - Non un missile e neppure un’esplosione interna all’aereo, ma un impatto con un caccia americano in volo. La nuova e alternativa ipotesi sulle cause della strage di Ustica arriva da un’inchiesta giornalistica, in edicola sull’Espresso.
“I resti dell’aereo, la perizia tecnica e le testimonianze tutte ci portano verso un’unica, ineluttabile conclusione: il DC-9, subito prima della sua tragica caduta, fu centrato da un caccia americano, impegnato nell’inseguimento di un Mig libico”, scrive il direttore del settimanale Emilio Carelli, nell’editoriale.
L’Associazione dei familiari delle vittime del volo Bologna-Palermo precipitato nel Tirreno il 27 giugno 1980, con la presidente Daria Bonfietti, hanno espresso “un sentito apprezzamento per i giornalisti che continuano ad interessarsi della vicenda”, anche quando, con la richiesta di archiviazione, la Procura della Repubblica di Roma mostra “un atteggiamento di rinuncia”.
Quanto ai contenuti del lavoro del giornalista Paolo Biondani, in questi anni l’Associazione ha sempre ritenuto come verità sulla tragedia le conclusioni della sentenza ordinanza del giudice Priore, che afferma che il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea. “Noto quindi, a una prima lettura, che anche le conclusioni dell’articolo citato sono pienamente compatibili che questa nostra convinzione”, si legge nell’editoriale.
Secondo il direttore dell’Espresso, documenti chiave, registrazioni e rapporti sono stati occultati, contribuendo a costruire un silenzio durato oltre quarant’anni attorno a una vicenda di portata internazionale. La nuova inchiesta del settimanale punta il dito anche contro un “sistematico insabbiamento delle informazioni e la cancellazione di elementi cruciali”.
Tra i dettagli inediti emersi dal lavoro giornalistico, spicca la deformazione della punta dell’ala destra del DC-9, interpretata come possibile segno di un impatto con un oggetto solido.
A questo si aggiunge il ritrovamento, accanto al relitto, di un contenitore per carburante compatibile con quelli in dotazione ai caccia americani imbarcati sulla portaerei Saratoga, presente nel Tirreno la notte del 27 giugno 1980. Elementi che, secondo l’Espresso, rafforzano l’ipotesi di un urto con un jet militare statunitense, durante un’operazione di intercettazione di un Mig libico.
“Questi particolari ci portano a ripensare e a riscrivere la narrazione che ha circondato la strage di Ustica per oltre quarant’anni”, scrive Carelli.