CANBERRA - Le leggi australiane sulle armi da fuoco devono essere profondamente aggiornate perché non tengono più il passo con l’evoluzione delle minacce alla sicurezza.
È questo il messaggio lanciato dal primo ministro Anthony Albanese dopo l’attacco terroristico di Bondi Beach, costato la vita a 15 persone e ritenuto il più grave massacro armato nel Paese da quasi trent’anni.
Dopo una riunione straordinaria del gabinetto intergovernativo, i leader federali, statali e territoriali hanno concordato sulla necessità di riforme rapide e coordinate. Al centro del confronto c’è la revisione dell’accordo nazionale sulle armi introdotto nel 1996 dal governo di John Howard dopo la strage di Port Arthur, un pilastro della politica australiana sul controllo delle armi e spesso citato come modello a livello internazionale.
Secondo Albanese, il contesto è cambiato radicalmente. “Viviamo in un mondo più pericoloso nel 2025”, ha dichiarato, sottolineando come la minaccia dell’antisemitismo e dell’estremismo violento sia oggi concreta e diffusa. L’attacco terroristico di domenica, durante una celebrazione dell’Hanukkah a Sydney, ha riacceso il dibattito sulla capacità delle norme attuali di prevenire atti di terrorismo interno.
Tra le misure allo studio figura il divieto per i non cittadini di detenere una licenza per armi da fuoco, oltre a limiti più stringenti sul numero di armi che una singola persona può possedere. Si discute anche di controlli più frequenti sulle licenze, restrizioni severe sulle modifiche alle armi e di un rafforzamento delle verifiche sui precedenti dei titolari.
Un altro punto chiave riguarda la lotta alla diffusione di armi stampate in 3D e al traffico illegale di componenti importati. I ministri hanno concordato sulla necessità di un’azione più incisiva contro queste nuove forme di rischio, considerate particolarmente difficili da intercettare con gli strumenti normativi attuali.
Fondamentale, secondo il governo, sarà anche l’accelerazione del registro nazionale delle armi da fuoco, un sistema che dovrebbe consentire alle forze di polizia di condividere informazioni in tempo reale e tracciare le armi attraverso i diversi Stati e Territori, superando le attuali frammentazioni.
Albanese ha chiarito che i responsabili dell’attacco di Bondi hanno agito da soli e non facevano parte di una cellula terroristica organizzata. Tuttavia, ha ribadito che la prevenzione richiede un approccio più rigoroso e aggiornato.
L’obiettivo dichiarato è rafforzare la sicurezza pubblica senza compromettere i principi di responsabilità e controllo che da decenni caratterizzano la politica australiana sulle armi.