BEIRUT - Centinaia di cercapersone e altri apparecchi per la comunicazione sono esplosi simultaneamente in Libano, in una nuova ondata di deflagrazioni che segue quella di ieri, dove migliaia di esponenti di Hezbollah hanno subito lesioni, in alcuni casi fatali. Secondo l’agenzia di stampa statale libanese, almeno tre persone sono rimaste uccise nella zona della Bekaa, e oltre cento sarebbero rimaste ferite. La natura del bersaglio fa supporre che dietro l’operazione vi sia Israele, come riferito dal New York Times. 

Walkie-talkie sono scoppiati contemporaneamente nella periferia meridionale di Beirut, proprio mentre si svolgevano i funerali di quattro membri di Hezbollah uccisi ieri in analoghe esplosioni di cercapersone, secondo una fonte vicina al movimento islamista libanese e ai soccorritori. Altre esplosioni sono state segnalate a Saida (sud) e Baalbeck (est). Secondo notizie non confermate sarebbero scoppiati anche iPhone e videocamere. 

Fonti della sicurezza libanese affermano che le radio portatili esplose questo pomeriggio erano state acquistate dalla milizia sciita circa cinque mesi fa, insieme alle migliaia di cercapersone esplosi ieri, scrive il Jerusalem Post. Il New York Times riferisce che gli apparecchi ordinati da Hezbollah all’azienda taiwanese Gold Apollo erano stati manomessi da agenti del Mossad prima di arrivare in Libano.  

Secondo il quotidiano newyorkese, gli esplosivi erano stati piazzati accanto alla batteria di ogni cercapersone ed era stato inserito un interruttore per causare le esplosioni a distanza. Il capo dell’azienda taiwanese, Hsu Chin-kuang, ha smentito che i cercapersone fossero stati prodotti dalla Gold Apollo. 

L’operazione con i cercapersone-bomba era stata pianificata da Israele come preliminare per un attacco contro Hezbollah, un imprevisto ha fatto cambiare i piani e l’Idf avrebbe deciso di farli esplodere prima del previsto. Secondo il sito Al Monitor di notizie sul Medioriente, nei giorni scorsi due miliziani di Hezbollah avrebbero avuto sospetti sul funzionamento dei cerca persone e nel timore che l’operazione fosse scoperta gli israeliani avrebbero deciso per le detonazioni di ieri. Il risultato, 12 morti fra cui due bambini e migliaia di feriti, tra le vittime ci sono circa 500 miliziani rimasti accecati o con la mano maciullata. In una parola: fuori combattimento. 

Il modello di cercapersone, Apollo Gold AR249, sarebbe stato venduto a Hezbollah dai suoi fornitori egiziani, probabilmente erano stati prodotti direttamente dai servizi segreti di Israele. Secondo quello che si può ricostruire, l’azienda di Taiwan Gold Apollo Ltd avrebbe ceduto il marchio all’ungherese Bac Consulting Kft. “Secondo l’accordo di cooperazione, autorizziamo BAC a utilizzare il nostro marchio per la vendita di prodotti in regioni designate, ma la progettazione e la produzione dei prodotti sono di esclusiva responsabilità di BAC”, ha precisato Gold Apollo nella sua nota.  

Il presidente e fondatore della società taiwanese Hsu Ching-kuang ha detto che la sua azienda ha, da tre anni, un accordo di autorizzazione all’utilizzo del suo marchio con la compagnia ungherese. “Questa azienda ha collaborato con noi e rappresenta molti dei nostri prodotti”, ha detto Hsu. “Volevano anche realizzare cercapersone e mi hanno chiesto se potessero usare il marchio della nostra azienda. Il prodotto non era nostro. Aveva solo il nostro marchio”, ha affermato. “Siamo un’azienda responsabile. Questo è molto imbarazzante”. 

Ma anche l’azienda ungherese ha smentito di averli prodotti. L’amministratore delegato della Bac Consulting, Cristiana Barsony-Arcidiacono, precisato a Sky News: “Non faccio io i cercapersone, sono solo una intermedia. Penso che abbiate sbagliato”. Il sito web della Bac, che oggi è stato bloccato e per accedervi sono richiesti nome utente e password, è pieno di foto generiche. Afferma di essere specializzata in vari campi di consulenza, tra cui ambiente, sviluppo e relazioni internazionali. Non è chiaro con chi ha lavorato l’azienda o quale sia la sua esperienza. Ma non si citano siti produttivi. 

Sono emerse numerose ipotesi su come possa essere avvenuto l’attacco. La più plausibile che alcuni esperti, come l’analista militare e politico indipendente Elijah J. Magnier, indicano è che una trappola esplosiva sia stata collocata all’interno degli ordigni, che “non sono stati importati direttamente in Libano, ma sono stati trattenuti per tre mesi in un Paese vicino, dove Israele ha impiantato l’esplosivo”. Secondo il governo taiwanese, non esistono registrazioni di esportazioni dirette in Libano da parte della Gold Apollo.