MELBOURNE - Uno dei nodi centrali da sciogliere nell’ambito dell’istruzione in Australia riguarda la carenza di insegnanti e, per cercare di rispondere a quest’emergenza, il ministro dell’Educazione del Victoria, Ben Carroll, ha annunciato una riforma che punta a introdurre maggiore flessibilità e trasparenza nel processo di riconoscimento delle qualifiche degli insegnanti stranieri, oltre a una modernizzazione del Permission to Teach, il permesso temporaneo per l’insegnamento.
L’annuncio è il risultato di un ciclo di consultazioni con diversi attori del settore educativo, tra cui il Co.As.It. di Melbourne che, da tempo, lavora a fianco delle scuole per promuovere la lingua e la cultura italiana.
“È da anni che cerchiamo di smuovere un po’ le acque al Victorian Institute of Teaching (VIT) - ha spiegato Michela Pellizon, responsabile dell’area didattico-linguistica Co.As.It. di Melbourne -. Il problema principale è sempre stato la rigidità con cui venivano valutati i titoli di studio ottenuti all’estero, in particolare in Italia. il VIT analizzava ogni caso singolarmente e questo rendeva impossibile sapere in anticipo se una laurea o un percorso formativo sarebbero stati riconosciuti”.
A complicare le cose, l’assenza di un tirocinio certificato – elemento obbligatorio per l’abilitazione australiana – rappresentava un ostacolo quasi insormontabile per molti candidati italiani.
“Anche insegnanti con anni di esperienza alle spalle si trovavano costretti ad affrontare lunghi percorsi accademici in Australia, spesso molto costosi - ha aggiunto Pellizon -. Un’assistente linguistica che aveva insegnato per 12 anni in Italia ha dovuto, per esempio, iscriversi al Master of Teaching perché la sua esperienza non veniva riconosciuta”.
Il Co.As.It. ha però avuto la perseveranza di far notare alle autorità australiane che in Italia il sistema di formazione degli insegnanti è stato profondamente riformato negli ultimi anni. Oggi, chi aspira a insegnare nella scuola secondaria deve completare 60 crediti formativi universitari (CFU) in un corso post-laurea che include ore di tirocinio supervisionato.
“Finalmente possiamo dire che la formazione italiana è allineata agli standard richiesti dal VIT”, ha sottolineato Pellizon. “Nel caso di lauree in scienze della formazione primaria, ad esempio, il tirocinio è già parte integrante del corso di studi, e in diversi casi siamo riusciti a far riconoscere questi titoli in Australia”.
Uno degli aspetti più innovativi della riforma è la possibilità di far valutare la propria laurea prima di arrivare Down Under; il VIT ha infatti aperto la possibilità di esaminare - a pagamento - i titoli di studio dei candidati italiani e comunicare, in anticipo, se saranno riconosciuti.
“Questo è un passo importantissimo - ha commentato Pellizon -. In passato molti insegnanti si spostavano senza la certezza che il loro titolo fosse valido, rischiando di trovarsi in difficoltà una volta arrivati. Ora potranno decidere consapevolmente, prima di affrontare un trasferimento così impegnativo”.
Un altro punto cardine della riforma riguarda la creazione di una nuova categoria di Permission to Teach, il permesso temporaneo che consente di insegnare quando una scuola non riesce a trovare personale qualificato.
Fino ad oggi concesso solo a chi si impegnava formalmente a iscriversi a un Master of Teaching, potrà essere d’ora in poi rilasciato anche a chi possiede la maggior parte dei requisiti, ma ha ancora piccole lacune da colmare, come l’assenza di un esame di inglese o di alcune ore di tirocinio.
“È una soluzione molto pragmatica - ha commentato Pellizon -, che permette di far lavorare subito chi è quasi in regola, dando tempo per completare le parti mancanti. Ad esempio, chi ha studiato in Italia prima dell’introduzione del tirocinio obbligatorio potrà colmare la mancanza attraverso accordi con università locali australiane, senza doversi iscrivere a un Master”.
Questa maggiore apertura del VIT è il risultato di anni di lavoro, ci è voluto molto tempo per costruire un dialogo, ma “di recente il VIT si è mostrato disponibile ad ascoltarci e persino a considerarci per un progetto pilota per il riconoscimento delle qualifiche degli insegnanti di italiano”. L’obiettivo ora è snellire i percorsi formativi integrativi, riducendo costi e tempi per i candidati, sebbene rimanga aperta la questione dei visti lavoro e della possibilità della residenza permanente in Australia.
Il Co.As.It., che quest’anno celebra 30 anni di programma di assistentato linguistico, ha svolto un ruolo chiave in questo processo:
“Abbiamo sempre creduto che non si possa avere un buon programma di lingua senza insegnanti adeguatamente formati. La riforma potrebbe finalmente consentire a molti professionisti italiani di entrare nelle scuole australiane e dare nuova linfa all’insegnamento dell’italiano”, ha concluso Pellizon, che si è detta fiduciosa che i primi effetti saranno visibili già dal 2026.