BRUXELLES - L’affermazione viene diramata da esperti del settore dopo che venerdì scorso, il Tesoro Usa ha imposto sanzioni a produttori russi come Gazprom Neft e Surgutneftegas e a 183 navi utilizzate per esportare petrolio russo. Queste restrizioni mirano a colpire i ricavi utilizzati da Mosca per finanziare la guerra in Ucraina.

Le sanzioni starebbero riducendo drasticamente la disponibilità di navi per il trasporto di greggio russo.

Matt Wright di Kpler, agenzia di elaborazione e analisi di dati, ha sottolineato che, nel 2022, 143 petroliere sanzionate hanno gestito oltre 530 milioni di barili di greggio russo, pari al 42% delle esportazioni via mare della Russia.

Di queste esportazioni, circa 300 milioni di barili sono stati inviati in Cina e il resto principalmente in India. Ora, con l’aumento dei costi di trasporto, le raffinerie cinesi indipendenti potrebbero ridurre la produzione.

Le sanzioni hanno già spinto in alto il prezzo globale del petrolio: il Brent ha superato gli 81 dollari al barile. Le restrizioni stanno inoltre spingendo Cina e India a rivolgersi al mercato del petrolio del Medio Oriente, dell’Africa o delle Americhe.

Le raffinerie indiane, che acquistano principalmente greggio Urals russo, stanno prendendo in considerando l’opzione del petrolio Usa, mentre la Cina potrebbe incrementare l’importazione di greggio canadese tramite il gasdotto Trans-Mountain.

Con l’offerta di greggio russo sempre più limitata, i prezzi delle esportazioni mediorientali, africane e brasiliane continuano a salire, aggravando le pressioni economiche sulle raffinerie asiatiche.