Il progetto delle case a un euro, lanciato in diversi comuni italiani per contrastare lo spopolamento e incentivare il ripopolamento dei borghi, ha attirato negli anni un’attenzione internazionale considerevole. Alcuni, però, hanno deciso di andare oltre la semplice ristrutturazione immobiliare, scegliendo di radicarsi in modo autentico nel territorio.
È il caso di Danny McCubbin, australiano con una lunga esperienza nel mondo del food activism a Londra, che ha deciso di trasferirsi a Mussomeli, in Sicilia, per fondare The Good Kitchen, una cucina comunitaria nata con l’obiettivo di aiutare le persone in difficoltà e rigenerare il tessuto sociale del borgo.
Dopo oltre vent’anni trascorsi nel Regno Unito, McCubbin ha scelto l’Italia come nuova casa, spinto anche da ragioni personali e politiche. “Quando è stata annunciata la Brexit nel 2016, ho deciso che avrei lasciato il Regno Unito per trasferirmi in Italia. All’epoca non sapevo ancora come ci sarei arrivato, ma sapevo che volevo vivere qui”, racconta.
Il legame con l’Italia, però, era nato molto prima. Grazie al suo lavoro con lo chef Jamie Oliver e in particolare alla scoperta della comunità di recupero di San Patrignano, McCubbin aveva iniziato a frequentare il Paese come volontario, sviluppando un forte senso di appartenenza. “Ogni volta che venivo in Italia mi sentivo accolto e come se fossi a casa”, afferma.
La scelta di Mussomeli non è stata pianificata. “Sono arrivato qui quasi per caso, ma quell’incidente si è rivelato una delle decisioni più importanti della mia vita”, spiega. Inizialmente coinvolto in una produzione televisiva che avrebbe dovuto documentare l’acquisto e la ristrutturazione di una casa a un euro, McCubbin ha acquistato l’immobile con l’intenzione di trasformarlo in una cucina comunitaria. Il programma è stato cancellato, ma il legame con la comunità locale, costruito nei mesi delle riprese, ha fatto sì che decidesse comunque di restare e avviare The Good Kitchen – per farlo, McCubbin ha deciso di affittare uno spazio apposito nella piazza del paese.
“Mi sono innamorato del paese e delle persone. Dopo la pandemia sentivo il bisogno di una vita più lenta e rurale, come quella che avevo vissuto da bambino in Australia, dove i miei nonni erano agricoltori. Mussomeli me l’ha ricordata”.
La sua esperienza londinese, però, è stata cruciale nella definizione e realizzazione del progetto. Oltre a lavorare con Jamie Oliver, McCubbin ha fatto parte del gruppo del ristorante Fifteen, una realtà sociale che formava giovani in difficoltà per trasformarli in chef professionisti. “Ho imparato moltissimo, soprattutto sulla sostenibilità di una cucina comunitaria, sulla raccolta fondi, sul marketing e sulla gestione di progetti alimentari con impatto sociale. Tutte competenze che oggi sono fondamentali per il successo di The Good Kitchen”.

Danny McCubbin e la comunità di The Good Kitchen.
La cucina di Mussomeli opera su base settimanale con una struttura ben definita. McCubbin e i volontari collaborano con il Banco Alimentare, la più grande organizzazione italiana di recupero alimentare, per raccogliere eccedenze da supermercati locali due volte a settimana.
“Il giovedì consegniamo cibo fresco a circa 20 famiglie in difficoltà, sia a Mussomeli sia nel vicino comune di Acquaviva Platani”, racconta. Il venerdì è dedicato alla pianificazione del pranzo domenicale e alla “cerchia femminile”, un momento di incontro gestito dalle volontarie per offrire uno spazio sicuro alle donne del paese. Il sabato si effettua un’altra raccolta di alimenti e si offre la colazione gratuita a chiunque voglia partecipare.
Infine, la domenica prevede una nuova distribuzione di generi alimentari e un pranzo comunitario aperto a tutti. Oltre a queste attività regolari, The Good Kitchen organizza corsi di cucina rivolti in particolare a giovani con retroterra complessi o a rischio di esclusione.

All’opera!
McCubbin è convinto che progetti come il suo possano rappresentare una chiave per il futuro dei piccoli centri italiani. “Abbiamo perso il senso del luogo di incontro comunitario attorno al cibo. Credo fermamente che iniziative del genere possano rivitalizzare le aree rurali. Ho sentito che alcuni stranieri stanno pensando di aprire un progetto simile al nostro, ma basato sul recupero e la condivisione di mobili: è un’idea fantastica e spero che si concretizzi”.
La sua visione si inserisce in un fenomeno più ampio, quello della cosiddetta “migrazione inversa”: stranieri che scelgono l’Italia, spesso provenendo da grandi metropoli, attratti non solo dal basso costo delle abitazioni ma anche da uno stile di vita più lento e sostenibile. “Non potrei mai permettermi di vivere come vivo qui se fossi rimasto a Londra. Sempre più giovani si stanno rendendo conto che possono lavorare da remoto e vivere in Italia, in particolare in Sicilia, dove acquistare una prima casa è ancora possibile”.
McCubbin, tuttavia, mette in guardia chi è interessato a trasferirsi nei piccoli centri. “Bisogna essere realisti e preparati. Prima di tutto, è importante capire che tipo di vita si vuole fare e scegliere il paese di conseguenza. Molti si innamorano di una casa e poi si accorgono che il luogo non risponde alle loro esigenze. Bisogna vivere il posto anche in inverno, quando la realtà è ben diversa dall’estate. Serve una lista di priorità e non farsi abbagliare solo dai prezzi bassi”.

Si mangia. Il pasto viene offerto gratuitamente a tutti.
La storia di Danny McCubbin mostra come un’idea nata per caso possa trasformarsi in un progetto concreto di solidarietà e sviluppo locale. The Good Kitchen non è solo un luogo in cui si cucina per chi ha bisogno, ma uno spazio aperto, inclusivo, dove il cibo diventa strumento di coesione sociale. “Ho imparato tante competenze a Londra che oggi sono tutte rilevanti per The Good Kitchen, soprattutto come creare una cucina comunitaria sostenibile che aiuti le persone vulnerabili”, afferma McCubbin.
Un impegno quotidiano che restituisce valore a un piccolo paese siciliano e conferma come anche i progetti nati dal basso possano avere un impatto reale e duraturo.