Laura Longo è rientrata in Italia da pochi mesi, ma non si definisce “tornata a casa”. A casa c’è già stata, per oltre dieci anni, e si chiama Australia.
Nata e cresciuta a Catania, 40 anni, biologa di formazione, ha deciso nel 2014 di lasciare il Sud Italia in cerca di opportunità che nel proprio Paese non riusciva a trovare. “Entrambi, io e il mio compagno di allora, lavoravamo in modo precario, senza prospettive di stabilità. In quel momento l’Australia ci sembrava un’alternativa reale, concreta, in grado di offrire una chance dignitosa per rimettersi in gioco”.
Perth, capitale del Western Australia, è stata la sua prima destinazione e la città in cui ha vissuto la parte più significativa della sua esperienza. Dopo un primo periodo con un visto Working Holiday, Laura ha avviato un percorso di studi come educatrice dell’infanzia, qualificandosi per una professione allora molto richiesta.
“Per ottenere la residenza permanente, ho accettato di trasferirmi a Perenjori, una zona remota con poco più di cento abitanti. Un luogo essenziale, dove c’erano solo il municipio, la scuola dell’infanzia, quella primaria, un pub locale e una stazione di servizio old school con un piccolo negozio di alimentari. Quell’esperienza mi ha cambiata profondamente. Ho conosciuto la semplicità autentica, la solidarietà, la vita di comunità. È lì che ho capito cosa significa davvero appartenere a un luogo”.
Dopo quasi sei anni nel settore educativo, e il raggiungimento della residenza permanente, Laura ha deciso di tornare alle sue radici professionali, lavorando come tecnico di laboratorio per una multinazionale che si occupa del controllo qualità dei campioni minerari. Il passo finale è arrivato nel gennaio 2023, in occasione dell’Australia Day: “Diventare cittadina australiana è stato il coronamento di un percorso lungo, impegnativo, fatto di sacrifici e lunghe attese. Ho affrontato da sola tutte le richieste di visto, studiando ogni aggiornamento normativo per evitare sorprese. Quando finalmente ho ricevuto il certificato, ho provato un senso profondo di appartenenza. Non era solo un documento: era il riconoscimento di un cammino umano e professionale”.
L’Australia per Laura non è solo il Paese che le ha offerto stabilità. È il luogo in cui ha imparato a vivere con più lentezza, ad apprezzare la meritocrazia, ad accogliere la diversità senza maschere. “Lì ho capito che può esistere una società inclusiva e giusta, dove contano le competenze più delle raccomandazioni. In Italia, spesso, si va avanti solo se si hanno le conoscenze giuste. Io non volevo alimentare quel sistema”.
Il suo ritorno in Italia non è stato frutto di un progetto strutturato. È stato, piuttosto, dettato da ragioni personali. “Oggi ho un contratto a tempo determinato come amministrativa. Nulla a che vedere con il mio percorso, né in Italia né in Australia”.
Nonostante la nuova collocazione geografica, Laura non si sente affatto separata dalla sua vita australiana. La cittadinanza acquisita non è solo simbolica: è parte integrante della sua identità.
“Vorrei poter lavorare per l’Australia anche da qui, trovare un modo per restare legata a quel Paese. Mi manca tutto dell’Australia. Mi mancano i suoi colori intensi, i tramonti infuocati, gli oceani sconfinati, il blu limpido del cielo, gli odori e i suoni inconfondibili della fauna locale. Mi manca la tranquillità della vita quotidiana, quel ritmo più umano e sereno. Mi manca profondamente l’Australia, e non è solo nostalgia: è una consapevolezza”.
La sua storia, per quanto aperta e non definitiva, riflette una realtà migratoria sempre più diffusa: quella di cittadini che si muovono tra mondi diversi, costruendo appartenenze multiple.
Laura è una nuova australiana d’Italia non perché abbia piantato radici nel nostro Paese, ma perché qui è tornata con un’identità trasformata, maturata altrove. Il suo sguardo sull’Italia è oggi più lucido, il suo senso di sé più ampio.
Non più solo emigrazione o rimpatrio in senso classico, dunque, ma un continuo attraversamento di confini, identità e prospettive.