Da quando abbiamo avviato la rubrica Nuovi australiani d’Italia, ho avuto modo di scoprire storie singolari, sorprendenti e inaspettate. Dopo decenni in cui abbiamo raccontato prevalentemente di italiani emigrati in Australia, questa serie di interviste offre l’opportunità di ribaltare la prospettiva, osservando il nostro Paese attraverso gli occhi di chi lo sceglie come terra di opportunità, e non più come luogo da cui allontanarsi.

È il caso di Chloe Guest, australiana originaria del Queensland, che insieme al marito Marco Cappellari ha lasciato l’Oceania per stabilirsi a Firenze e dare vita a Melaleuca, una bakery-bistrò che oggi rappresenta un punto di riferimento per chi è in cerca di un brunch moderno, genuino e multiculturale nel cuore della città.

Nata a Brisbane e cresciuta a Cairns, con qualche anno trascorso a Townsville, Chloe ha origini inglesi e irlandesi, con “un tocco di sangue portoghese-indiano ereditato dalla nonna paterna”. Anche se non ha legami diretti con l’Italia, racconta di aver conosciuto la cultura italiana fin da giovane grazie alla zia, sposata con un italo-australiano cresciuto a Ingham, dove molte famiglie italiane si erano stabilite nei primi decenni del Novecento per lavorare nei campi. “Grazie alla sua famiglia, ho avuto un assaggio della cultura italiana, soprattutto attraverso le tradizioni familiari e, ovviamente, il cibo”, spiega.

L’interno di Melaleuca.

L’incontro diretto con l’Italia è avvenuto invece quasi per caso, quando, poco più che ventenne, ha colto l’opportunità di lavorare come ragazza alla pari a Roma. “Mi sono ritrovata a vivere all’Olgiata, un bellissimo quartiere residenziale, e per me è stata un’immersione totale. Accompagnavo il bambino a scuola, davo una mano alla nonna, e nel tempo libero giravo per la città, spesso perdendomi – a volte apposta, a volte no”, ricorda. Tornata in Australia, ha conosciuto Marco, italo-americano cresciuto in Florida e trasferitosi da anni Down Under, dove lavoravano entrambi nella ristorazione.

La voglia di Europa e di Italia era già piuttosto forte in lui, anche per riavvicinarsi alla famiglia, da tempo rientrata a Vicenza. Così, dopo un anno di viaggio zaino in spalla in Asia, i due si sono trasferiti a Londra, dove hanno lavorato a stretto contatto con imprenditori australiani e neozelandesi impegnati ad aprire nuovi locali durante quella che Chloe definisce “l’invasione australiana della scena dei caffè londinesi”.

Chloe ha anche collaborato con il celebre chef Heston Blumenthal nel ristorante Dinner by Heston, affacciato su Hyde Park. “Dopo qualche anno, abbiamo sentito il bisogno di investire in un nostro progetto”, racconta. “Firenze ci è sembrata la scelta giusta: una città a misura d’uomo, dove ci si sposta facilmente in bici e che si trova a poche ore da Vicenza”.

L’idea di aprire un locale era nell’aria già dai primi tempi della loro relazione. “Venivamo entrambi dal mondo della ristorazione e sapevamo che prima o poi avremmo aperto qualcosa insieme”, spiega Chloe.

Una volta scelto Firenze, hanno iniziato a cercare uno spazio e a definire i pilastri della futura attività. Due i principi irrinunciabili: non scendere a compromessi sulla qualità e, in mancanza di ingredienti adeguati, prepararli da zero. “La Toscana offre prodotti incredibili, ma per un brunch come lo intendevamo noi mancavano molti ingredienti chiave: pane a lievitazione naturale, bagel, bacon, labneh, salmone affumicato. Spesso erano introvabili, o comunque non soddisfacenti. Così abbiamo cominciato a sperimentare: affumicavamo bacon partendo da carne di maiale toscano, producevamo pane, pan brioche, segale, fermentavamo latticello e yogurt di cocco”.

Alcuni ingredienti provengono addirittura dal foraging: “Di recente abbiamo raccolto fiori di sambuco sulle colline fiorentine per preparare bevande frizzanti per l’estate”.

Piatti studiati e costruiti da zero.

Melaleuca, il nome scelto per il locale, apre nel 2019, proprio alla vigilia di un’epoca difficile per il settore. Nonostante le sfide, la risposta del pubblico è stata subito entusiasta. “Eravamo un po’ preoccupati, perché il concetto di brunch in Italia è ancora relativamente nuovo, ma siamo stati accolti benissimo sia dalla comunità locale che dagli expat”, sottolinea.

Il menu si ispira alla cucina australiana contemporanea, che secondo Chloe è “una cucina senza paura, che mescola sapori, spezie e tecniche da tutto il mondo, usando ingredienti locali”. Niente piatti esotici da cartolina, dunque. “In cinque anni solo un cliente si è lamentato perché non servivamo carne di canguro”, scherza. “Per noi la cucina australiana significa freschezza, verdure, erbe aromatiche, croccantezza, un’attenzione alle consistenze e una mentalità aperta. È questo che portiamo nel nostro brunch”.

Quanto all’atmosfera, l’interno del locale è stato progettato con sobrietà, ispirandosi a uno stile nordico, minimalista, dai toni neutri. “Volevamo che i colori venissero dai piatti e dalle persone. Il nostro obiettivo era creare uno spazio accogliente e rilassato, con un’atmosfera da quartiere”.

La gestione quotidiana è intensa, come ci si può aspettare da un’attività indipendente che punta tutto sulla qualità. “Ogni giorno è diverso: si parte presto, si lavora tanto, si fa un po’ di tutto. Si prepara l’impasto per i croissant, si sistemano i tavoli, si parla con il commercialista, si aggiorna il menu, si posta su Instagram… e poi si corre a prendere i bambini. Non è mai noioso e non è mai uguale”.

Nel tempo libero, la famiglia cerca rifugio nella natura o si concede qualche viaggio. “Torniamo spesso a Vicenza dai genitori di Marco, e ci piace esplorare il nord Italia. L’anno scorso siamo stati all’Isola d’Elba in campeggio, un’esperienza meravigliosa. Quest’anno abbiamo in programma Roma e Bologna, ora che i bambini sono abbastanza grandi per apprezzare la bellezza e la storia di questo Paese. Magari un giorno faranno il percorso inverso, e apriranno una trattoria toscana a Brisbane”.