Il VIT ha reso noti i piani di riforma del processo di riconoscimento delle qualifiche degli insegnanti stranieri e dello schema del ‘Permission To Teach’ (PTT), quel permesso temporaneo che consente a un docente, non ancora registrato, di insegnare in una scuola australiana mentre termina la formazione o il processo necessario alla registrazione.
La revisione, richiesta dal ministro dell’Istruzione Ben Carroll, ha lo scopo di rispondere alla carenza ormai sistemica di insegnanti, un problema che affligge il Victoria soprattutto dopo la pandemia. E, osservando i dati, resi noti dal VIT, si è pensato di trovare una soluzione a portata di mano, considerato che le domande dall’estero per il riconoscimento delle qualifiche di insegnamento sarebbero aumentate di oltre il 500% tra il 2021 e il 2024.
Diversi sono stati gli enti e le istituzioni consultati per tracciare le nuove linee guida, tra cui anche il direttore e la responsabile dell’area didattico-linguistica del Co.As.It., Ferdinando Colarossi e Michela Pellizon, che hanno dato il proprio contributo all’introduzione di processi di valutazione delle qualifiche più flessibili ed efficaci, sia per gli insegnanti sia per le scuole. Tra le principali novità introdotte, la riduzione delle categorie PTT da 10 a tre e l’introduzione di un nuovo PTT condizionato, che consentirà agli insegnanti formati all’estero, anche con qualifiche parziali, di lavorare nelle scuole del Victoria mentre completano la propria formazione.
Il ministro dell’Istruzione, Ben Carroll, ha affermato che le riforme “innalzeranno gli standard e garantiranno che ogni studente abbia un insegnante altamente qualificato”.
Mentre il direttore generale del VIT, Martin Fletcher, ha assicurato che “le modifiche proposte ridurranno gli oneri burocratici, miglioreranno la trasparenza e sosterranno una forza lavoro docente diversificata e competente”.
Soddisfatto anche l’amministratore delegato del Co.As.It. Marco Fedi, che si è detto certo che “i miglioramenti proposti rappresentano il giusto equilibrio tra il mantenimento di standard rigorosi e una risposta pragmatica alle carenze di insegnanti”. Particolarmente significativo, ha concluso Fedi, è il riconoscimento “del ruolo essenziale degli insegnanti formati all’estero, degli specialisti di lingue comunitarie e degli istruttori religiosi, nell’arricchire il nostro sistema educativo”.