SYDNEY – Due strumenti comunemente usati dalla polizia stradale per misurare i livelli di cannabis nei guidatori potrebbero non essere affidabili. 
“Abbiamo scoperto che gli strumenti danno risultati falsi”, ha dichiarato Thomas Arkell, studente di dottorato presso l’Università di Sydney e coautore di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Drug Testing and Analysis. 
I ricercatori hanno preso in esame due misuratori: il Securetec Drug Wipe e il Draeger Drug Test 5000. Entrambi hanno dato letture prossime allo zero in presenza di alte concentrazioni di THC – il principio attivo della cannabis – producendo così dei falsi negativi. 
Gli stessi strumenti hanno anche dato misurazioni positive quando le concentrazioni di THC erano di fatto molto basse, producendo così dei falsi positivi. 
Secondo Iain McGregor, direttore della Lambert Initiative for Cannabinoid Therapeutics dell’Università di Sydney e coautore dello studio, la precisione dei misuratori di THC è di gran lunga inferiori a quella dei misuratori che rilevano il tasso alcolico.  “Un dato preoccupante se si considera l’importanza di queste misurazioni per la sicurezza stradale”, osserva McGregor. 
Secondo Michael Fitzharris, dell’Accident Research Centre di Monash University, i misuratori sono comunque utili. “Grazie a questi strumenti siamo in grado di condurre screening su ampia scala, proprio come si fa con l’alcol”. 
Alcuni giudici hanno però messo in dubbio la validità dei test. Lo scorso luglio, David Heilpern, un magistrato del New South Wales, ha giudicato non colpevole un giovane che era risultato positivo al test del THC pur avendo consumato cannabis due giorni prima di mettersi alla guida.
Il giovane si era attenuto alla indicazioni fornite dal NSW Centre for Road Safety, che raccomanda un intervallo di 12 ore tra l’assunzione di cannabis e il ritorno alla guida. 
Secondo Heilpern, “l’intervallo di 12 ore è una sottostima clamorosa che fa aumentare – in modo ingiustificato – il numero delle denunce e dei ritiri della patente”.  
Come osserva McGregor, coautore dello studio, “la misurazione del THC è molto più complessa della misurazione del tasso alcolico, dove c’è una relazione lineare tra la quantità di alcol presente nel sangue e la probabilità di causare un incidente”.
“I livelli di THC in una persona che ha assunto cannabis in capsule – spiega McGregor – possono risultare bassi nei campioni di saliva ma alti nei campioni di sangue. Mentre una persona che ha fumato uno spinello può risultare positiva al test del THC, senza però avere tassi ematici elevati. Per questa ragione abbiamo bisogno di test più precisi”.