CANBERRA - In Australia, le tasse di successione sono state abolite alla fine degli anni ’90, nonostante si fossero dimostrate efficaci nel ridurre le disuguaglianze e più efficienti rispetto ad altre imposte.

Nonostante il clamore mediatico che circonda ogni discussione su una maggiore equità fiscale, Anglicare Australia ha invitato il governo, in un rapporto pubblicato oggi, a reintrodurre la tassa di successione.

“L’Australia sta diventando sempre più ingiusta e diseguale”, ha dichiarato Kasy Chambers, direttrice esecutiva di Anglicare.

“La nostra ricerca mostra che siamo uno dei pochi paesi dell’OCSE a non tassare le grandi eredità. Questo ha amplificato le disuguaglianze, concentrando la ricchezza in un numero sempre più ristretto di persone.”.

Anglicare propone una tassa sulle eredità superiori ai 2 milioni di dollari, escludendo la prima casa, per non gravare sulle famiglie a reddito medio e basso.

Negli ultimi anni, il peso fiscale in Australia è ricaduto principalmente sui lavoratori, mentre le tasse sulla ricchezza, come quelle sul capital gain e sulla proprietà, hanno un impatto limitato a causa di agevolazioni generose. Questo permette di trasmettere la ricchezza quasi senza tasse, accentuando le disuguaglianze generazionali.

Anche l’ex segretario del Tesoro Ken Henry aveva evidenziato i benefici della tassa di successione nel suo rapporto fiscale per il governo Rudd, sostenendo che sarebbe un modo efficiente per raccogliere entrate e ridurre tasse meno eque.

Tuttavia, il dibattito pubblico rimane ostacolato dalle campagne di paura, come quelle viste nelle ultime due elezioni federali, che hanno accusato il Partito laburista di voler introdurre la “tassa sulla morte”, nonostante non ci fossero piani in tal senso.

Secondo Greg Jericho, capo economista dell’Australia Institute, queste proposte sono facilmente strumentalizzabili, poiché agli australiani viene venduto un sogno aspirazionale, rendendo difficile qualsiasi tentativo di ridurre le disuguaglianze.