C’è un giorno all’anno in cui le storie si intrecciano: quella del leone alato di San Marco, simbolo di coraggio e protezione, e quella dei caduti, ricordati nel silenzio composto dell’Anzac Day. Succede il 25 aprile, quando il Veneto Club di Sydney e il Club Italia celebrano insieme la ‘Festa di San Marco’ e rendono omaggio ai caduti di tutte le guerre.
Un evento che non è solo ricordo, ma presenza viva della comunità, delle sue radici e della sua capacità di trasformare la memoria in futuro.
Anche quest’anno, la giornata è iniziata con i volti sorridenti dei meno giovani che si sono scambiati abbracci sinceri, felici di ritrovarsi per rinnovare il loro legame a una lunga tradizione comunitaria.
Le parole dell’Ode e le note del Last Post hanno riempito la sala e il cuore dei partecipanti in un momento sospeso tra il passato e ciò che resta oggi: la gratitudine.
A seguire la messa, officiata da padre Marcello Pamintuan, ha riportato l’atmosfera alla sua dimensione più intima e spirituale.
La comunità si è alzata in piedi per intonare gli inni nazionali, italiano e australiano, fianco a fianco. Il presidente del Club Italia, Ben Sonego, nel suo indirizzo di saluto, ha mescolato sapientemente storia sacra e memoria familiare. Ha raccontato del martirio di San Marco, evangelista e fondatore della Scuola di Alessandria, e del leone che lo accompagnava nei miracoli. Ha poi parlato del ciabattino Aniano, guarito con un gesto semplice ma potente, e ricordato come i calzolai di Venezia ne custodiscano ancora oggi il ricordo scolpito nella pietra.
Ma è quando evoca la tragedia delle guerre che la voce si è fatta più personale. “Mio nonno morì durante la Prima guerra mondiale e non fu mai ritrovato dopo che una bomba colpì la sua trincea – ha raccontato Sonego –. Mio padre sopravvisse alla Seconda guerra mondiale, ma ne fu profondamente segnato per tutta la vita. E mia nonna morì per l’influenza spagnola nel 1918. Tutti in questa sala portano con sé una storia simile: di perdita, di resistenza, di memoria che non svanisce”.
Nel pomeriggio, si è respirata la leggerezza tipica delle feste italiane. Il gruppo musicale Sonego Music con la voce di Matthew Dal Cin ha animato la sala, i tavoli si sono riempiti di portate gustose preparate dallo chef.
Ma c’è una consapevolezza condivisa che rimane anche dopo questa giornata di commemorazione: quella di essere custodi di una memoria che non deve sbiadire.
È proprio questo il miracolo di San Marco a Sydney. Non uno spettacolo da calendario, ma un atto d’amore collettivo. Un modo per dire “ci siamo”, per stringersi attorno alle radici, alla lingua, ai ricordi, per farli germogliare ancora, anno dopo anno.
E allora ci si accorge che quella del leone alato non è solo una leggenda. È il simbolo di una comunità che continua a volare alto.