CARACAS – Il governo argentino sta preparando un’offensiva diplomatica per isolare il Venezuela dalle organizzazioni di integrazione e cooperazione della regione.
Il ministro degli Esteri, Diana Mondino, lavora con la sua squadra per promuovere una serie di strumenti e azioni volti a generare pressione sul regime di Nicolás Maduro.
La posizione di Buenos Aires è stata già espressa nell’ultimo incontro della Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac) e ora verrà ribadita anche nel vertice del Consenso di Brasilia, che si svolgerà nei prossimi giorni.
Il fine settimana è stato segnato dall’assedio delle forze speciali venezuelane all’Ambasciata argentina a Caracas, che dal 1° agosto è sotto la protezione del Brasile e dove si trovano rifugiati sei oppositori venezuelani. L’accerchiamento è finito quando si è saputo che l’ex candidato alla presidenza, Edmundo González Urrutia, era andato in esilio in Spagna.
L’assedio sarebbe stato l’elemento chiave di un’operazione ideata dal governo di Maduro con l’obiettivo specifico di mandare in esilio in Spagna González Urrutia: lo ha detto al quotidiano argentino Clarin una fonte diplomatica brasiliana, secondo cui l’ex presidente spagnolo, José Luís Rodríguez Zapatero, considerato vicino al ‘chavismo’, ha avuto un ruolo cruciale in questo piano.
“Hanno utilizzato l’Ambasciata argentina sotto protezione brasiliana come parte di un’enorme pressione su González Urrutia per convincerlo a lasciare il Paese”, ha sostenuto la fonte.
Per quest’ultima, in Brasile è stata “una sorpresa” che Zapatero sia riuscito a “coinvolgere il governo spagnolo in questa manovra che ha dato una chiara vittoria politica al regime”.
L’intenzione dell’autocrazia - ha sottolineato la fonte - era quella di sbarazzarsi di González Urrutia in modo da indebolire la leadership dell’opposizione e generare una conseguente frustrazione nelle basi della dissidenza, oltre a spegnere le massicce proteste.
“Il trascorrere del tempo non deve fare abbassare l’intensità della nostra voce di fronte a una dittatura (quella venezuelana) che insiste nel calpestare tutto, a cominciare dal diritto internazionale più elementare”, ha dichiarato nel frattempo il presidente dell’Uruguay, Luis Lacalle Pou, riferendosi alla decisione del governo di Nicolás Maduro di revocare al Brasile il permesso di presidiare l’Ambasciata argentina a Caracas.
Il Venezuela aveva annunciato con un comunicato di essere obbligato a farlo per non meglio precisate “prove disponibili inerenti l’uso delle strutture di quella missione diplomatica (dell’Argentina) per la pianificazione di attività terroristiche e tentativi di omicidio” contro Maduro e la vicepresidente, Delcy Rodríguez.
Per l’Uruguay, invece, la decisione di Caracas rappresenta l’ennesima “violazione delle norme internazionali e del diritto d’asilo dei cittadini venezuelani nelle strutture della rappresentanza diplomatica argentina, ai quali è già stato negato un lasciapassare sicuro e che sono vittime di un assedio permanente da parte delle forze di sicurezza del regime”, si legge in un comunicato del governo dell’Uruguay, rilanciato dal presidente Lacalle Pou sul suo account di X (ex Twitter).