La passione per l’artigianalità dell’espresso di Officine Zero, a Prahran, punto di incontro per i residenti dell’Hawksburn Village, ha iniziato a prendere forma nel 2014; Claudio Casoni, originario di Bologna, ha infatti saputo cogliere una grande opportunità, ha avuto l’audacia di dar vita a un originale progetto imprenditoriale.
Dopo gli studi in Italia e diversi anni di esperienza professionale come ingegnere chimico, Casoni è giunto in Australia insieme ad alcuni amici per misurarsi in una nuova realtà: “Sono arrivato a Perth con il Working Holiday Visa e dopo i due anni di visto, ho viaggiato da backpacker per approfondire la mia conoscenza con questo straordinario continente – ha raccontato –. Melbourne, rispetto alle altre città, aveva cominciato ad attrarmi, nonostante le condizioni meteorologiche non siano sempre favorevoli, così visitando il sito del dipartimento dell’Immigrazione, mi sono accorto di poter accedere alla residenza permanente australiana grazie alla mia esperienza da ingegnere. Potevo finalmente restare in Australia e mi sono chiesto, ‘Siccome il cambiamento è davvero grande, perché non renderlo ancora più grande?’. Ho quindi deciso di inseguire la mia grande passione per il caffè e ho aperto un Espresso Bar insieme al mio socio Armando Al Khatib”.
In una città in cui moltissimi bar sono specializzati nell’arte del buon caffè italiano, a Claudio Casoni piace considerare l’avventura professionale ancora legata alla chimica, la sua originaria attività: “La nostra scelta del caffè, ad alta specializzazione, non è altro che un insieme di principi di chimica e fisica. Mi piace pensare di non essermi allontanato dal mio settore così tanto”, ha continuato.
Dopo i primi due anni, estremamente sfidanti, le idee, la passione, la capacità di interagire con la clientela, la forte caratterizzazione italiana nel progetto hanno reso il business un punto di riferimento dell’Hawksburn Village, nella zona che unisce Toorak, Prahran, Armadale e South Yarra, soprattutto negli ultimi mesi in cui le criticità sono aumentate a causa dell’inaspettata pandemia. Di fronte a paura, incertezza e panico, i due soci di Officine Zero hanno deciso di non chiudere il locale, di dare la possibilità ai numerosi dipendenti con un visto temporaneo di continuare a lavorare: “Gli italiani che arrivano in Australia, molto spesso, hanno altre competenze, ma cercano un lavoro nella ristorazione perché di facile accesso. Insieme a uno dei ragazzi, Francesco, abbiamo sviluppato una piattaforma online per poter gestire gli ordini in un’unica filiera, abbiamo quindi sfruttato le nostre pregresse abilità informatiche per poter gestire i take-aways e le consegne a domicilio. Come business ci siamo mossi velocemente per combattere l’attuale crisi finanziaria e, in quanto italiani, avevamo già imparato molto dalla pandemia scoppiata dapprima in Italia”, ha spiegato Casoni.

Uno scatto del locale prima delle restrizioni governative
“Lo chef Gabriele, originario di Torino, ha iniziato a preparare una vasta gamma di pasta artigianale per poter offrire ai nostri clienti un piatto caldo, già pronto. Abbiamo quindi attraversato la prima fase del lockdown quasi indenni ed eravamo già pronti ad affrontare la Fase 4. Spero soltanto che ora molti prendano coscienza delle criticità del momento storico; noi continueremo a esplorare ciò che l’Italia ha ancora, gastronomicamente, da offrire”.