ROMA - Nell’Aula di Palazzo Madama è stato approvato, con 81 sì e 37, no il decreto sulla cittadinanza proposto dal Cdm il 28 marzo scorso.
Antonio Tajani ha definito “molto importante” il voto con cui il Senato ha approvato la riforma, un provvedimento pensato per “restituire dignità e significato a un diritto che - secondo il ministro - deve poggiare su un legame autentico con l’Italia, non soltanto burocratico, ma anche culturale, civico e identitario”.
Secondo Tajani, la cittadinanza deve rappresentare un riconoscimento “serio e consapevole, da confermare attraverso l’impegno”. La riforma, ha precisato, “non esclude, ma responsabilizza”, introducendo criteri più selettivi e trasparenti, capaci di rafforzare l’integrità del sistema e prevenire abusi.
Tra le novità più rilevanti, il decreto esclude il riconoscimento automatico della cittadinanza per le persone nate all’estero che non abbiano almeno un genitore o un nonno nato in Italia o residente in Italia per almeno due anni prima della nascita.
Tajani ha ricordato che, su sua proposta, è stato approvato un emendamento che consente agli italiani emigrati e costretti a rinunciare alla cittadinanza per motivi burocratici o lavorativi, di richiederne il riacquisto. Una misura, ha sottolineato, “da lungo attesa”, volta a rafforzare i legami con chi, pur vivendo all’estero, “è fino in fondo italiano”.
Il decreto si inserisce all’interno di un più ampio pacchetto di interventi che comprende due ulteriori disegni di legge attualmente all’esame del Parlamento. L’intento è introdurre nuove misure per garantire il “mantenimento di un legame effettivo con l’Italia” e migliorare la funzionalità degli uffici consolari, offrendo così maggiori servizi e tutele agli italiani all’estero.