AMSTERDAM – L’incognita dell’estrema destra diventa una certezza. I risultati definitivi delle elezioni svoltesi mercoledì nei Paesi Bassi hanno sancito la netta vittoria dell’estrema destra di Geert Wilders che ha quasi raddoppiato la sua presenza in Parlamento conquistando 37 seggi sui 150 che conta la Camera bassa del Paese.

Geert Wilders è intenzionato a governare il Paese anche se resteranno da verificare eventuali alleanze con altri partner della scena politica olandese. Nel programma del suo Partito per la Libertà (PVV), il 60enne Wilders chiede di vietare le moschee e il Corano e sostiene la Nexit, ovvero l’uscita dei Paesi Bassi dall’UE. Vuole inoltre chiudere le frontiere, impedire ai rifugiati e ai lavoratori migranti di entrare nel Paese e abolire la protezione del clima come obiettivo politico. 

La seconda forza politica è risultata l’alleanza rosso-verde guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans, che può contare su 25 seggi. Solo terza la formazione liberale del premier uscente Mark Rutte che lascia la politica dopo 13 anni di mandato che ottenuto 24 seggi. Secondo i dati ufficiali segue il partito fondato solo poche settimane fa dall’ex cristiano-democratico Pieter Omtzigt, il Nuovo Contratto Sociale (NSC), che si è accaparrato 20 seggi.

Le elezioni parlamentari anticipate si sono rese necessarie dopo che la coalizione di centro-destra di Rutte è crollata la scorsa estate a soli 18 mesi dal suo insediamento. Il motivo che ha fatto franare la coalizione era una disputa sulla politica migratoria. Rutte, il primo ministro più longevo della storia olandese , ha annunciato il suo abbandono della politica nazionale per concentrarsi sulla corsa a Segretario generale della NATO.

Il leader dalla chioma platinata ha convinto la maggioranza degli elettori a scegliere la sua linea dura del “no ai migranti, no alle scuole islamiche, no al Corano e no alle moschee” e sarà lui l’ago della bilancia per dare vita a una coalizione marcatamente di destra dopo lunghi anni passati all’opposizione. Uno scenario dalle geometrie comunque ancora tutte da delineare, considerato tuttavia il peggiore a Bruxelles, dove, a sette mesi dalle elezioni europee, lo spauracchio del sovranismo resta vivo.

“Il Pvv è il partito più grande”, ha subito esultato Wilders, chiarendo che la sua formazione “non può più essere ignorata” e scandendo, determinato: “Governeremo”. 

Tentare l’assalto allo scranno più alto del governo non sarà tuttavia impresa semplice nemmeno a vittoria in tasca. Pur allineata a Wilders nella volontà di limitare i flussi, la ministra della Giustizia uscente Yesilgoz alla vigilia del voto aveva escluso l’ipotesi di sostenerlo nelle vesti di premier. La sua figura divisiva, era stato il monito dell’ex bambina rifugiata, non farebbe bene al Paese nemmeno sulla scena internazionale.

Nulle le possibilità di collaborazione invece con Omtzigt e Timmermans. Il rebus resta intricato: l’ultima volta, per trovare la quadra, a Mark Rutte servirono 271 giorni.