LONDRA - Gli operai del porto di Felixstowe, nel Suffolk, il più grande del Regno Unito, hanno iniziato uno sciopero di otto giorni che crea preoccupazione per le sue possibili ripercussioni sulla catena di distribuzione di beni nel Paese.
Uno sciopero che è solo l’ultimo in una catena che ha attraversato i trasporti e vari altri settori da diverse settimane: un’ondata di proteste che verte sui salari, che i sindacati chiedono di adeguare a un livello di inflazione da record, che ha superato il 10% in luglio e si prevede possa arrivare al 13% in ottobre: il livello più alto fra i Paesi del G7. Sempre per ragioni di adeguamento salariale gli avvocati penalisti di Inghilterra e Galles hanno annunciato un piano per scioperare “a tempo indeterminato” da lunedì 5 settembre. Stanno considerando varie agitazioni sindacali anche gli insegnanti e i funzionari pubblici.
A incrociare le braccia dall’altro ieri sono 1.900 fra operatori di gru, di macchinari e altri lavoratori portuali nell’est dell’Inghilterra, che gestisce una media di 4 milioni di container l’anno. È il primo sciopero di questo scalo dal 1989. “I dock di Felixstowe sono estremamente redditizi.
Le cifre più recenti mostrano che nel 2020 hanno realizzato 61 milioni di sterline (circa 104 milioni di dollari) di profitti”, ha dichiarato la segretaria del sindacato Unite, Sharon Graham. “La sua casa madre, la CK Hutchison Holding Ltd, è così ricca che quello stesso anno ha distribuito 99 milioni de sterline di dividendi ai suoi azionisti. Credo quindi che sia in grado di dare ai lavoratori di Felixstowe un giusto incremento di salario”, ha aggiunto Graham.
La controparte imprenditoriale ha detto di aver chiesto al sindacato di sospendere lo sciopero e di sedere a un tavolo negoziale “per trovare una soluzione”. L’impresa ha detto di aver offerto un aumento “giusto” dell’8% per gli stipendi medi e del 10% per quelli più bassi e di temere ora per gli approvvigionamenti.
L’autorità portuale ha detto a sua volta che “si rammarica dell’impatto di questa azione sulle catene di distribuzione britanniche” e ha affermato che stava lavorando con i suoi clienti “per limitare le interruzioni”.