CANBERRA - La decisione viene descritta come “un momento di definizione per il movimento, che riafferma la sua identità come voce dei comuni australiani che apprezzano equità, sovranità e unità”.

Secondo recenti rilevazioni, l’appoggio al partito è in ascesa: a ottobre, un sondaggio di Roy Morgan segnala un sostegno al 12%, mentre altri istituti lo collocano tra l’11% e il 14%; nel frattempo la coalizione di centro-destra scende a percentuali storicamente basse.

La rimozione del nome “Pauline Hanson” dalla denominazione ufficiale del partito viene adottata nel momento in cui crescono le voci sul possibile abbandono dei Nazionali da parte dell’ex leader, Barnaby Joyce, che sembrerebbe andare proprio verso One Nation: Hanson ha respinto l’idea di trasferire la guida del partito a Joyce, sottolineando intende mantenere la caratteristica originale della formazione politica da lei fondata.

Il nuovo marchio punta a trasmettere un messaggio di unità: “One voice, one people, one nation”, recita il comunicato ufficiale. Inoltre, viene ribadita la volontà di “ristabilire la fiducia nella politica, proteggere i valori australiani e continuare la lotta a favore delle persone comuni”.

Analisti politici interpretano il rilancio come parte di una strategia per capitalizzare il malcontento crescente verso i partiti tradizionali, in particolare su temi come il costo della vita, la forte immigrazione, la sicurezza e la sovranità economica.

Hanson stessa ha guardato all’estero, citando come modello il partito britannico Reform UK guidato da Nigel Farage, che ha ottenuto ampio consenso grazie a un discorso populista-conservatore. 

“Un’Australia senza il liberalismo moderato”, ha dichiarato Hanson in un’intervista, affermando che One Nation ambisce a diventare la forza centrale del centro-destra nazionale.

Tuttavia, restano questioni aperte: sebbene il consenso percentuale sia in crescita, l’effettiva capacità elettorale di tradurre percentuali in seggi — in particolare nella camera bassa del parlamento — continua a dipendere da coalizioni, preferenze e strutture elettorali. In aggiunta, alcuni osservatori mettono in guardia dal ritenere la crescita attuale come definitiva: è possibile che stia riflettendo un fenomeno temporaneo di protesta piuttosto che un radicamento stabile nelle urne.

Con i principali partiti in difficoltà, One Nation prova a sfruttare lo slancio e a ridefinire la scena politica australiana: se il nuovo nome riuscirà a segnare davvero un cambio di passo, lo diranno le prossime consultazioni elettorali.