CATANIA - Una vasta operazione antimafia della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura distrettuale etnea, si è conclusa con otto misure cautelari personali e sequestri preventivi per circa un milione di euro.  

Le indagini hanno scoperchiato un sodalizio legato al clan Laudani, attivo nel Catanese e in territori limitrofi come Acireale, Aci Sant’Antonio e Aci Catena. 

Il gruppo criminale fa capo ad Orazio Salvatore Scuto, attualmente in carcere. Ma da lì continuava a operare utilizzando schede telefoniche intestate a extracomunitari e trasmesse illegalmente tramite droni.  

Questo sistema permetteva a Scuto di mantenere un contatto diretto e costante con i suoi complici. Le accuse includono associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, detenzione e traffico d’armi, oltre al trasferimento fraudolento dei beni e allo spaccio di stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso. 

Le indagini, che hanno visto coinvolte diverse province italiane (Catania, Messina, Monza, Pavia, Prato e Reggio Calabria), hanno portato alla luce condotte estorsive e intimidazioni ai danni di imprenditori locali, soprattutto nel mercato degli agrumi e dei trasporti. Le pressioni imposte dal clan avevano l’obiettivo di monopolizzare la filiera dei limoni dei piccoli centri pedemontani e di controllarne le scelte commerciali. 

La disponibilità di armi e la capacità intimidatoria dei membri del clan sono state confermate dalle intercettazioni e dal sequestro di due pistole semiautomatiche con matricola abrasa.  

L’operazione è stata presentata come un significativo colpo alla mafia locale, confermando l’efficace collaborazione tra forze dell’ordine e magistratura nel contrastare la presenza dei clan e restituire legalità e serenità alla comunità e al tessuto produttivo dei territori coinvolti.