BARI - È la prima volta che un’indagine antimafia della Direzione Distrettuale Antimafia barese vede il  concomitante coinvolgimento della Direzione Nazionale Antimafia e  Antiterrorismo, dei Servizi Centrali e Interprovinciali di  Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza e dei loro ulteriori  organismi periferici. Il procedimento penale, da cui scaturisce l’operazione “Mari e Monti”, rappresenta la più complessa,  strutturata e, allo stesso tempo, innovativa indagine effettuata nel  distretto del capoluogo regionale pugliese sulla criminalità organizzata di tipo mafioso  operante nella provincia di Foggia”. Lo sottolinea la Procura della  Repubblica del tribunale di Bari-Direzione distrettuale antimafia, a  proposito della maxi operazione contro la mafia del Gargano che ha  portato a 39 arresti (quasi tutti in carcere) e a ingenti  sequestri patrimoniali.

Si è trattato di un blitz operato dalla  polizia di Stato, dai carabinieri e dalla guardia di finanza a Foggia  e in altre località del territorio italiano. Sono 39 le persone ritenute appartenenti al clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo (Foggia) arrestate (37 in carcere, due ai domiciliari) perché accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, altri reati in materia di droga e armi e diversi episodi estorsione, rapina, furto e favoreggiamento. Per tre degli arrestati, considerati capi dell’organizzazione, è stato disposto il regime carcerario speciale del 41-bis. Fondamentali, per le indagini, gli interrogatori resi da 18 collaboratori di giustizia, oltre che le intercettazioni telefoniche e ambientali. Agli arrestati sono stati sequestrati beni per un totale di 10 milioni.

“La complessità strutturale - spiega la dda barese - è direttamente ricollegata all’ambizioso  obiettivo della progettualità investigativa: verificare la perdurante  operatività criminale dell’associazione mafiosa garganica denominata clan Li Bergolis, da epoca successiva al suo definitivo riconoscimento giudiziario, risalente al 2009, fino all’attualità, colmando, in tal  modo, una lacuna ricostruttiva estesa per un arco temporale di 15 anni. Sono stati acquisiti e messi a sistema gli esiti investigativi e giudiziari di una molteplicità di procedimenti penali, con  l’utilizzazione di una copiosa e variegata serie di elementi,  arricchitasi, negli ultimi tempi dei preziosi contributi di importanti collaboratori di giustizia. Molteplici i profili di novità - continua  la Procura - sia sul piano della composizione del gruppo di lavoro  preposto all’acquisizione, all’analisi e allo sviluppo delle  risultanze investigative sia in relazione alla metodologia di  contrasto adottata, caratterizzata dal concomitante impiego dei  plurimi e diversificati strumenti dell’attività di contrasto alle  organizzazioni mafiose, sia in chiave repressiva che preventiva”.