BUDAPEST - “Oggi inviterò il primo ministro israeliano Netanyahu a visitare l’Ungheria, dove gli garantirò, se verrà, che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto e che non ne rispetteremo i termini”. È quanto ha dichiarato il primo ministro ungherese e presidente di turno della Ue, Viktor Orban, alla radio di stato ungherese.  

Il capo del governo magiaro si allinea quindi agli Stati Uniti, il cui presidente ha definito “vergognosa” la decisione del tribunale. “Il mandato di arresto della Corte internazionale contro il premier Benjamin Netanyahu è sfacciato, cinico e del tutto inaccettabile. Ho invitato il primo ministro Netanyahu per una visita ufficiale in Ungheria, dove garantiremo la sua libertà e sicurezza”, ha detto Orban. 

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ringraziato l’Ungheria per l’invito a visitare il Paese nonostante il mandato d’arresto elogiando la “chiarezza morale” del premier ungherese Viktor Orban. 

La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le richieste di mandato di arresto. La Corte ha incluso anche il capo militare di Hamas, Deif, che Israele ritiene di aver ucciso.  

“Voglio essere chiaro ancora una volta”, ha aggiunto Biden, “qualunque cosa possa intendere la Corte, non c’è alcuna equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Staremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”.  

Da parte sua il il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian ha detto che  “La Cina spera che la Corte penale internazionale mantenga una posizione obiettiva ed equa e eserciti i suoi poteri in conformità con la legge”. 

I mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale sono la “fine e la morte politica” di Israele secondo il capo dei Guardiani della Rivoluzione islamica, il generale Hossein Salami, sottolineando che “il regime sionista oggi vive in assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più recarsi in altri Paesi”. La mossa del Cpi è una “grande vittoria per i movimenti di resistenza palestinese e libanese”, ha aggiunto, facendo riferimento ad Hamas ed Hezbollah. 

I giudici della Camera I pre-processuale hanno respinto le istanze di Israele con cui contestava l’autorità della corte e chiedeva la sospensione del procedimento. Hanno ritenuto che sia Netanyahu che Gallant abbiano “la responsabilità penale per crimini”, tra cui il crimine di guerra di usare la “fame come metodo di guerra” e “i crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani”. Ci sono anche “ragionevoli motivi” per ritenere che siano responsabili di “aver diretto intenzionalmente un attacco contro la popolazione civile”, ha aggiunto la Camera, puntando il dito contro “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. 

I giudici hanno anche “fondati motivi di ritenere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità, almeno dall’8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024”. Israele sta valutando la possibilità di ricorrere in appello.