BUENOS AIRES - A quasi 10 giorni dal grave trauma cranico subito durante la repressione della marcia dei pensionati davanti al Congresso argentino lo scorso 12 marzo, il fotoreporter indipendente Pablo Grillo mostra qualche segnale di ripresa.  

Dopo essere stato colpito alla testa da una capsula di gas lacrimogeno, mentre si trovava accovacciato tentando di scattare una foto, il giovane fotografo è ancora ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Ramos Mejía. 

Nonostante le sue condizioni restino critiche, la famiglia ha comunicato con emozione che Pablo ha aperto gli occhi, ha riconosciuto suo padre e gli ha risposto con un saluto. “Mi ha detto: ‘Ciao, papà!’”, ha raccontato emozionato Fabián Grillo, il padre del fotoreporter. I medici invitano comunque alla prudenza: il miglioramento è importante, ma la situazione rimane delicata e il rischio di complicazioni non è escluso. 

Il colpo ricevuto ha causato a Pablo una perdita di massa encefalica, con possibili conseguenze neurologiche permanenti. Tuttavia, nelle ultime ore, il giovane è riuscito a respirare senza l’ausilio di macchinari, un progresso fondamentale nel suo quadro clinico. 

L’incidente è avvenuto mentre Pablo Grillo stava documentando la protesta di diverse organizzazioni di pensionati davanti al Congresso della Nazione. Durante la repressione della polizia, un candelotto di gas lacrimogeno sparato dagli agenti lo ha colpito alla testa.  

Le immagini dell’accaduto mostrano il giovane cadere a terra, mentre alcune persone si avvicinano per soccorrerlo. “Si è formata una piccola cerchia di persone per aiutarlo e, vedendo la gravità della situazione, lo hanno portato via in braccio. Perdeva molto sangue. La cosa più scioccante è che la polizia ha continuato ad avanzare anche quando era chiaro che stavano cercando di soccorrerlo”, ha raccontato un giornalista testimone dei fatti. 

La ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha difeso l’operato delle forze di sicurezza, sostenendo che “il gendarme ha sparato come doveva sparare” e che il proiettile non sarebbe stato diretto orizzontalmente, ma avrebbe rimbalzato prima di colpire il fotoreporter. 

Il caso è attualmente sotto inchiesta. Nessun agente è stato ancora identificato o sanzionato. La famiglia di Pablo Grillo e i suoi colleghi chiedono giustizia e vogliono che venga fatta chiarezza sull’accaduto, per capire se si sia trattato di un incidente o di un atto intenzionale nell’ambito della repressione. 

Nonostante il quadro clinico rimanga complesso, la famiglia di Pablo vive questi segnali di miglioramento come una speranza concreta. Il futuro del giovane fotoreporter dipenderà dalla sua capacità di superare le prossime settimane, che saranno decisive per valutare eventuali esiti neurologici e il suo recupero.