Alla presenza dell’arcivescovo monsignor Brian Mascord la scorsa settimana è stato celebrato, presso la co-cattedrale di Fairy Meadow, il 50° anniversario di sacerdozio di padre Angelo Buffolo. Per l’occasione, oltre all’arcivescovo Mascard, presente tutto il clero cittadino: il vicario generale Bernard Gordon, Kevin Galea, direttore generale della Diocesi, suor Kerry Gardiner, il vicario per il gruppo religioso e pastorale padre Patrick Vaughan, il parroco di Bulli e Corrimal padre Terence Herbert, il missionario in pensione padre Tiziano Torresan, attualmente sacerdote di Vincentia, i padri scalabriniani Ignacio Guiterrez, provinciale Australia e Asia, Delmar Silva, ex provinciale e attuale assistente della parrocchia di Mount Pritchard, don Restituito Ogsimer, parroco di Dee Why, don Giuseppe Visentin, scalabriniano in pensione, Rosa Pangallo, vicepresidente del comitato direttivo centrale della Federazione Cattolica Italiana. Una cerimonia toccante e commovente celebrata dal festeggiato stesso il quale ha parlato della sua vocazione al servizio della Chiesa con instancabile devozione.
Il compito di rappresentare la collettività dell’Illawarra è stato affidato a Luca Ferrari che nel suo intervento si è espresso in questi termini: “Negli ultimi mesi, se non anni, e in particolare in questo periodo di Covid, insieme a tanti altri amici e persone piene di altruismo, e naturalmente, alla Federazione Cattolica Italiana, credo e mi auguro di essere stati vicino a padre Angelo. È successo semplicemente per sostegno e amicizia. Sono perciò onorato che la Federcattolica e i tanti amici mi abbiano chiesto di dire due parole durante questo momento significativo per il nostro amico e fratello. Durante questo tempo di particolare vicinanza, mi è sembrato di percepire un cambiamento umano e spirituale in padr Angelo. Oserei dire, dal momento in cui papa Francesco è salito sul soglio pontificio, padre Angelo si è trovato a condividere l’apostolato del papa e a riflettersi nei suoi insegnamenti di solidarietà e di un ritorno a una Chiesa più essenziale. E come dice papa Bergoglio, si deve evitare ‘la mondanità spirituale’ e il clericalismo che sono molto dannosi alla Chiesa stessa. Questi sono argomenti molto difficili da affrontare e proporre ai parrocchiani. A modo suo, padre Angelo ci sta offrendo questo messaggio papale a cui crede fermamente, ma che stenta e fatica nel farcelo apprezzare come desidererebbe. Non ci mollare! Un altro spunto per parlare di padre Angelo, del suo ruolo come scalabriniano, e per i suoi cinquant’anni di sacerdozio, lo possiamo trovare nella parola e nel suo significato che il beato Giovanni Battista Scalabrini scelse per offrire ai suoi confratelli come modello relazionale nei confronti del prossimo. La parola è ‘umiltà’. Non sembra anche a voi che con una parola sola, ‘umiltà’, si sia descritto in modo così dettagliato come comportarsi o atteggiarsi o proporsi verso il nostro prossimo? Ecco, questo modello di vita, insieme ai racconti dei padri missionari scalabriniani che rientravano in Italia dall’estero, hanno conquistato il cuore e la mente del nostro padre Angelo fino al punto di decidere di dedicare tutto sé stesso a questa parola ispiratrice che l’ha accompagnato fino a oggi: ‘umiltà’. Grazie padre Angelo”.
Angelo Buffolo, nato a Salgareda (Treviso) il 14 giugno 1942 da una famiglia di contadini, penultimo di nove fratelli, quattro maschi e cinque femmine, già da bambino coltivava la vocazione al sacerdozio. A 12 anni frequentò il seminario a Bassano del Grappa quindi lasciò per ritornare alla vita civile e durante il servizio militare nell’Aeronautica militare, nel corso di una notte di guardia, guardando il firmamento decise di riprendere gli studi ecclesiastici e venne ordinato il 4 settembre 1961. Come missionario scalabriniano ebbe alcune esperienze in Gran Bretagna e a Roma, quindi i suoi superiori decisero di trasferirlo in America, ma per qualche motivo all’ultimo momento lo spedirono nel in Australia dove atterrò il 4 settembre 1972. Dopo Shepparton in Victoria, Unanderra e Liverpool, nel 1981 approdò a Wollongong dove gli venne affidato il Centro Italiano con la Cappella del Sacro Cuore con le mansioni di tuttofare: prendersi cura spiritualmente e non solo, degli italiani dell’Illawarra e, inoltre, mandare avanti il Centro stesso servendo dietro il bancone bar, lavando piatti etc. etc. Cose alle quali il nostro giovane scalabriniano si adattò con amore e devozione. Il resto è storia.
Una cosa che non è stata detta in questo fiume di parole è che padre Angelo Buffolo è stato una delle pietre miliari della fondazione dei Villaggi Marco Polo, fiore all’occhiello degli italiani dell’Illawarra, la prima organizzazione del New South Wales che si è presa cura degli anziani non anglofoni accudendoli con servizi, cure e cibo appropriati alla loro cultura e alle loro tradizioni, fattori che dopo trent’anni sono stati adottati in tutto lo Stato.
Padre Angelo, che dovrebbe essere in pensione, ha deciso di restare fra la sua gente di Wollongong. Il prossimo mese di giugno andrà in ferie in Italia per un periodo di tre mesi e verrà rimpiazzato da padre Adriano. La redazione di questo giornale si associa agli auguri per il mezzo secolo di servizio alla Chiesa di padre Angelo Buffolo.