ROMA - Il 25 febbraio prossimo, la Corte di giustizia dell’Unione Europea sarà chiamata a decidere in merito alla questione dei Paesi sicuri.  

La Cassazione, accogliendo la richiesta della Procura generale, ha per il momento “sospeso ogni provvedimento”, si legge nella ordinanza interlocutoria, in merito al ricorso del governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti in Albania.  

Sul caso specifico, l’opinione dei giuristi è che per la definizione di “Paese sicuro”, la valutazione spetti, in generale, soltanto al ministro degli Esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto. 

La Corte Suprema afferma di partecipare alla discussione offrendo la propria ipotesi, “senza tuttavia tradurla né in decisione del ricorso né in principio di diritto suscettibile di orientare le future applicazioni”. 

La decisione della Corte di giustizia Ue del 4 ottobre scorso sul tema si occupava esclusivamente delle eccezioni territoriali, chiarendo che l’esistenza di aree interne di conflitto e violenza indiscriminata è incompatibile con la designazione di un Paese terzo come sicuro.  

La pronuncia non esclude, secondo quanto riportato, che possano esserci eccezioni personali, ovvero situazioni in cui l’insicurezza riguarda specifiche categorie di persone, e sottolinea che non esiste un automatismo che colleghi la presenza di una categoria vulnerabile alla valutazione complessiva della sicurezza dell’intera nazione.