ROMA - Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta delinea uno scenario internazionale segnato da crescenti rischi: il commercio globale, un tempo motore di benessere, rischia oggi di diventare “fonte di divisione” e di “mettere a repentaglio la pace”.  

L’ondata di dazi, innescata dall’ex presidente Trump, sta minando la fiducia internazionale e potrebbe costare quasi un punto di crescita globale in due anni, con un impatto già oggi stimato sul 5% degli scambi mondiali. 

Panetta avverte anche sul ruolo sempre meno stabile del dollaro, messo in discussione come architrave dell’ordine economico globale. La caduta della valuta americana e dei Treasury, innescata lo scorso aprile, “solleva interrogativi sull’assetto futuro del sistema monetario internazionale” e sullo status del dollaro come valuta di riserva. 

In questo quadro, il governatore chiama all’azione l’Unione europea, che definisce “baluardo dello Stato di diritto”, esortandola a superare i particolarismi nazionali. Per l’Italia, che mostra “segni di ritrovata vitalità economica” e ha una posizione patrimoniale netta sull’estero positiva per il 15% del PIL (era negativa di 20 punti quindici anni fa), Panetta lancia però un avvertimento: il risanamento dei conti è “solo all’inizio”. 

Serve infatti agire sul costo dell’energia e su salari fermi da vent’anni, e bisogna affrontare il nodo demografico. Su questo, sottolinea, “l’immigrazione regolare può fornire un apporto rilevante”. 

Per quanto riguarda i salari, cresciuti “molto meno che negli altri principali Paesi europei”, l’appello è alle imprese: servono investimenti in innovazione e produttività.  

Il governatore rileva poi che oltre il 40% delle aziende italiane che esportano negli Stati Uniti non avrebbe una strategia per fronteggiare un’escalation dei dazi, e la dipendenza dalla Cina – secondo mercato di importazione – resta una vulnerabilità per il 17% delle imprese italiane che ricevono input critici da quel Paese. 

Sul fronte bancario, Panetta mantiene un profilo neutrale, sottolineando che le fusioni devono creare valore e spettano alle “dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti”. La vigilanza di Bankitalia e Bce resta concentrata sugli aspetti prudenziali, mentre sugli effetti concorrenziali legati al golden power la competenza è di Bruxelles. 

Infine, l’Europa deve completare il mercato dei capitali e dotarsi di un titolo pubblico comune, solo così si potrà reggere alla sfida globale della competitività, sostiene il governatore.