Le discriminazioni sul lavoro subite dalle donne, le ingiustizie sociali, i pregiudizi, la “fuga dei cervelli”, il peso delle etichette. Tutti temi che Paola Cortellesi ha esplorato soprattutto in commedia (“racconto storie singole, la prima cosa è divertire, poi se uno vuole, coglie”), e sui quali i giurati +16 e + 18 del Giffoni Film Festival, le fanno domande e chiedono opinioni, nell’incontro con l’attrice collegata in streaming.
“Mi è capitato di sentirmi invisibile come donna in mezzo a un gruppo di uomini - spiega a chi le chiede se oggi la battaglia per l’emancipazione abbia subito una battuta d’arresto -. Il problema è culturale. Anche per questo mi auguro che presto si inserisca nelle scuole dell’infanzia anche l’educazione al rispetto di genere, perché la diseducazione su questo tema è intorno a noi”. E’ un rispetto che “dovrebbe essere radicato, al di là delle leggi, che naturalmente servono. Per questo bisognerebbe iniziare da piccoli”.
Paola Cortellesi è nata a Roma il 24 novembre del 1973, è un’attrice, sceneggiatrice, comica e imitatrice italiana. Paola è cresciuta in periferia, a Massimina, proviene da una famiglia molto unita ed è molto legata ai suoi due fratelli maggiori. Quando era piccola è stata vittima di bullismo e sono stati proprio loro a insegnarle come proteggersi.
Sposata con il regista Riccardo Milani, conosciuto nel 2003 sul set de “Il posto dell’anima”. Nel 2011 sono convolati a nozze e il 24 gennaio 2013 è nata la loro prima figlia, Laura. In passato è stata legata al collega Valerio Mastandrea, con il quale aveva preso parte al videoclip dei Tiromancino “La descrizione di un attimo”.
Tra i suoi film più belli “Chiedimi se sono felice”, “Bell’amico”, “Passato prossimo”, “Il posto dell’anima”, “Tu la conosci Claudia?”, “Maschi contro femmine”, “Nessuno mi può giudicare”, “C’è chi dice no”, “Gli ultimi saranno ultimi”, “Mamma o papà?”. È stata conduttrice del Festival di Sanremo (2004), di Zelig e di Laura & Paola lo show con la Pausini del 2016. A settembre l’interprete di “Come un gatto in tangenziale” (il 31 agosto inizia le riprese del sequel) debutta con la nuova serie crime-drama, “Petra”, ispirata dai romanzi di Alicia Giménez-Bartlett e sarà alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, con “Nilde Iotti il tempo delle donne”, docufilm di Peter Marcias, dedicato all’esponente politica nata 100 anni fa.
“E’ un documento bellissimo su un pezzo di storia importante. Io faccio da voce narrante, leggendo alcuni discorsi e lettere personali, ma sono anche una presenza nel film, una sorta di filo rosso, vestita di nero, come sempre” dice sorridendo. La Iotti è “una figura unica: è una delle madri della Costituzione; da ragazza è stata partigiana; è stata la prima donna a ricoprire una delle tre cariche più importanti dello Stato e ha combattuto tutta la vita per i diritti civili, in un momento in cui c’era il diritto d’onore. Ha difeso i figli nati fuori dal matrimonio, ha fatto sì che si cancellasse l’indissolubilità del vincolo coniugale, che penalizzava la donna, si è battuta per l’emancipazione femminile. Ha sempre portato avanti la sue battaglie con grande garbo. Molti dei diritti che abbiamo noi donne li dobbiamo a questo personaggio straordinario”.
Nella scelta dei ruoli, la Cortellesi non ha preferenze fra comico e drammatico, “l’importante è siano bei personaggi”. Anche se, “quando sono io a scriverli, sono comici. La più grande soddisfazione è sentire una platea che sorride o ride. Ti dà fiducia e ti riempie di gioia. E’ un momento d’unione”. L’attrice e autrice rende omaggio a Mattia Torre e cita Franca Valeri come punto di riferimento: “Ho avuto la possibilità di conoscerla e chiacchierare con lei. Le sono grata perché ci ha educati all’umorismo. Chi è cresciuto con i suoi film, ha imparato molto. A volte ci affezioniamo tanto a persone che non abbiamo mai incontrato e siamo disperati quando se ne vanno, proprio perché sono diventate figure importanti per noi nella crescita”. La Valeri è “immortale ed eterna”.
Fra i temi della conversazione, anche il ruolo oggi dei social: “Da una parte sono fantastici perché ci danno modo di condividere qualcosa con gli altri, dall’altro possono essere pericolosi, perché sono un luogo dove trovi spesso giudizi frettolosi e spietati e questo può fare molto male. Un giudizio si può anche sospendere, le persone e le storie vanno valutate a sè”. Un ragazzo le chiede perché spesso le pene per crimini contro le donne come i femminicidi ricevano pene inadeguate: “Non te lo so dire, spero anch’io ci sia un inasprimento di pene per chi commette reati di genere. Aspetto insieme a te una risposta, ma se non arriva, ci possiamo attivare. Quando vi fate delle domande su qualcosa che secondo voi non va, se ci si muove tutti insieme, una risposta può arrivare e a volte si possono anche cambiare le cose”.
Infine dal direttore del Festival Claudio Gubitosi, arriva l’invito di un ritorno al Festival “in presenza” nel 2021: “Spero proprio di essere con voi - dice -. Quando sono stata a Giffoni ho vissuto le profonde emozioni che arrivano di fronte a grande entusiasmo e curiosità espressi come solo i ragazzi sanno fare”.