Come ogni mese il gruppo di anziani italiani dell’Ethnic Community Service di Marrickville si è ritrovato al Senior Citizen Hall di Maroubra per il consueto incontro sociale. Questa volta, però, hanno avuto un ospite speciale: il noto chef Paolo Gatto che ha raccontato la sua storia di vita fatta di grandi soddisfazioni, momenti difficili, cadute dolorose e straordinarie risalite. L’incontro, organizzato dallo stesso Ethnic Community Service, era dedicato proprio a questo: come rialzarsi dopo aver vissuto momenti di grave difficoltà, allontanando i pregiudizi altrui.
Gatto è stato proprietario di rinomati ristoranti di successo, vincitori di vari premi e inseriti nella Good Food Guide. Oggi è titolare del brand Sydcily, con cui importa prodotti dal Sud Italia, creando così un ponte tra Sydney e la sua terra natale, la Sicilia, a cui è ancora molto legato. Ha parlato del forte legame con la famiglia, del duro lavoro dei suoi genitori e di suo padre, che aveva vissuto e lavorato in Australia. Diventato chef giovanissimo, Paolo ha conosciuto il successo ma anche momenti di grande stress e pressione, aggravati dal fatto di essere proprietario dei suoi locali. Ha voluto condividere con gli anziani non solo i traguardi raggiunti, ma anche le difficoltà che lo hanno abbattuto e il percorso per rialzarsi. È stato anche pasticcere e proprietario di un’attività dove preparava dolci e granite siciliane, ma le difficoltà, tra costi di gestione, una posizione non favorevole e, infine, la pandemia hanno reso la situazione insostenibile. Con il primo lockdown del marzo 2020, la pasticceria ha dovuto chiudere.
Gatto ha raccontato che quella chiusura è stata un colpo durissimo, “una lattina di vermi nella testa”, come dicono i professionisti della salute mentale in Australia, paragonabile solo al dolore per la morte del padre nel 2013. Ha spiegato come lo stress estremo, soprattutto in un ambiente lavorativo esigente, possa portare a cercare sostegno in sostanze per reggere i ritmi e le aspettative della società. Anche lui, nei momenti di maggiore pressione, è caduto in questo circolo, fino a toccare il fondo. A salvarlo sono stati la fede religiosa, l’amore di sua moglie e l’aiuto di uno psichiatra, che gli ha spiegato come la sua carriera da chef stellato lo avesse logorato.
Durante le visite ha scoperto di essere bipolare e ha voluto sottolineare che questo non significa essere ‘pazzi’, ma avere sbalzi d’umore, con fasi di felicità estrema e momenti depressivi profondi. Oggi riesce a gestirli con la musica, il riposo, la meditazione, il pensiero agli insegnamenti cattolici e all’amore per la famiglia. Proprio in questi momenti di calma gli vengono spesso le idee migliori.
Si è reso conto di aver avuto bisogno di aiuto una mattina di novembre, otto mesi dopo la morte del padre, mentre andava al lavoro: tremava e aveva brividi di freddo nonostante il caldo. Sua moglie Rita, tornata a casa, lo portò dal medico e da lì iniziò il percorso di cura. Ha detto con forza agli anziani che ammettere di avere problemi di salute mentale non è motivo di vergogna e che non bisogna lasciarsi condizionare dai pregiudizi. Ha ricordato l’esempio delle hostess sugli aerei: “Se manca ossigeno, prima metti la mascherina a te stesso, poi puoi aiutare gli altri”. Questa è la sua metafora di vita.
Oggi Paolo non usa più sostanze stupefacenti e beve alcol solo in rare occasioni. Lavora con orari normali, scegliendo solo clienti e progetti che lo fanno stare bene. Continua a cucinare, la sua vera passione, offrendo consulenze culinarie, catering e cene private, e resta in contatto con l’Italia, dove torna spesso per lavoro. Il messaggio che ha voluto lasciare è chiaro: nella vita ce la possiamo fare se lo vogliamo davvero, senza paura dello stigma. Dire a qualcuno “posso fare qualcosa per te?” è già un grande regalo. Bisogna rivolgersi ai professionisti quando si sta male, circondarsi di persone che ci vogliono bene e, se si crede, affidarsi alla religione.
Gli anziani italiani presenti sono stati commossi e felici di aver avuto un ospite che ha condiviso importanti insegnamenti di vita. L’incontro si è concluso con un pranzo e un dolce speciale: i mostaccioli siciliani preparati dalla mamma dello chef. Come dice il proverbio: non è uomo chi non cade mai, ma chi cade e poi si rialza.