CANBERRA – Il Partito liberale è precipitato in una delle peggiori crisi della sua storia politica. In un’elezione definita da molti parlamentari come un “bagno di sangue”, il leader dell’Opposizione, Peter Dutton, ha perso il suo seggio a Dickson, in Queensland, contro la candidata laburista Ali France. 

La sua sconfitta segna quindi un punto di non ritorno per una Coalizione già profondamente indebolita. Oltre a lui, mentre andiamo in stampa, anche figure di primo piano come Michael Sukkar e David Coleman rischiano seriamente di perdere i propri seggi, rispettivamente Deakin in Victoria e Banks nel New South Wales.

Con la caduta di Dutton, la corsa alla leadership è ufficialmente iniziata. I nomi in pole position sono quelli di Angus Taylor, attuale ministro ombra del Tesoro, e Sussan Ley, sua vice e figura prominente tra i moderati. Entrambi hanno ricevuto elogi da Dutton stesso durante il suo discorso di congedo, in cui ha riconosciuto la sconfitta e si è assunto la responsabilità del risultato.

Ma il cammino verso una nuova leadership è tutt’altro che lineare. Alcuni parlamentari hanno infatti sottolineato che non basta un semplice cambio al vertice, ma è necessaria una riflessione profonda sulle politiche del partito e sulla qualità dei candidati proposti agli elettori. In molti, poi, ritengono che la vera battaglia sia per “l’anima del partito”. Sono diversi, infatti, i rappresentanti del partito a mettere in guardia contro derive troppo a destra, affermando come gli elettori australiani abbiano chiaramente rigettato politiche e retoriche estreme.

Il ruolo di Taylor come potenziale leader è in ogni caso oggetto di discussione: visto come una figura emergente tra i conservatori, criticato per le sue scarse proposte di programma e per piani impopolari, come il taglio di oltre 40mila posti nella pubblica amministrazione e una drastica riduzione dell’immigrazione.

Tra i possibili contendenti si fanno anche i nomi di Dan Tehan, che ha difeso con successo il suo seggio di Wannon in Victoria contro l’indipendente Alex Dyson, e di Andrew Hastie, attuale portavoce della Difesa.

Intanto, il governo laburista guarda con attenzione a ciò che accade tra le fila avversarie. Il tesoriere Jim Chalmers ha difatti puntato il dito direttamente su Taylor: “È una delle ragioni principali per cui abbiamo superato le aspettative”, ha dichiarato.

Il Partito liberale si ritrova dunque non solo senza un leader, ma anche senza una direzione chiara. Il futuro si gioca sulla capacità di scegliere una guida capace di unire le anime del partito e riconnettersi con un elettorato che, oggi più che mai, sembra distante.