ROMA - Passate le elezioni, sembrano passati anche tutti gli allarmi sull’emergenza squadrismo fascista, che ha occupato l’opinione pubblica e la politica nelle scorse settimane.

La proposta di sciogliere il movimento di ultra destra Forza Nuova, sulla quale il premier Draghi aveva già glissato qualche giorno fa, adducendo il fatto che prima di un decreto del governo si sarebbe dovuta muovere la magistratura con una sentenza di condanna del gruppo neofascista, non è stata intrapresa dal Senato mercoledì scorso, nonostante le forti prese di posizione dei giorni passati.

A Palazzo Madama, infatti , in un’aula quasi deserta, Pd, Movimento 5 Stelle e Italia Viva hanno scelto di non chiedere al governo un impegno sullo scioglimento di Forza Nuova con una mozione, ma si sono limitati a presentare un molto meno incisivo atto di indirizzo, non vincolante per l’esecutivo. Nemmeno così hanno però ricevuto il sostegno del centrodestra, che invece una mozione l’ha presentata, ma nel testo non si nomina mai il fascismo, bensì si chiede al governo di “contrastare tutte – nessuna esclusa – le realtà eversive che intendano perseguire il sovvertimento dei valori fondamentali dell’ordinamento costituzionale”.

Anche questa mozione non è passata però con i voti dell’intera maggioranza ma solo appunto dei proponenti di centrodestra. Finisce dunque con un fuoco di paglia l’allarme fascismo in Italia, come fa notare sarcasticamente il capogruppo di FdI, Luca Ciriani: “Il Senato è semideserto, eppure sembrava che la nostra democrazia stesse per cadere sotto i colpi dell’emergenza fascista e squadrista”.

Parole che hanno colpito forse il centrosinistra, che giovedì, per tutta risposta, ha deciso di presentare alla Camera una mozione alternativa a quella della destra, chiedendo stavolta con maggiore decisione al governo di intervenire per lo scioglimento del gruppo neofascista. Il testo, poi approvato in Aula, ricalca però quello piuttosto edulcorato del Senato e non mette di certo all’angolo l’esecutivo.