Un episodio tanto bizzarro quanto contestato ha recentemente catturato l’attenzione di tutt’Italia, e non solo. Nella cittadina marchigiana di Pesaro, una decisione pensata come allegra attrazione natalizia si è trasformata in un caso mediatico, oggetto di ironie, polemiche e amare riflessioni sul rispetto per la memoria. Protagonista? La statua in bronzo di Luciano Pavarotti, il celebre tenore amato in tutto il mondo.
Per le festività di fine anno, il Comune pesarese ha deciso di allestire una pista di pattinaggio sul ghiaccio in piazzale Lazzarini, piazza centrale della città, addirittura davanti al teatro che porta il nome del grande compositore pesarese.
Solo che la pista è stata installata intorno alla statua di Pavarotti, inglobandola letteralmente: il piedistallo è sprofondato sotto la base di ghiaccio e la scultura oggi svetta ‘dal ginocchio in su’. Il risultato visivo: un ‘Maestro congelato’ o, se preferite l’ironia, una sorta di ‘dirigente d’ebrezza’ che sembra voler guidare i pattinatori.
Quando le prime foto sono circolate, sui social e tra giornali italiani, la reazione è stata forte. In particolare, la vedova di Pavarotti, Nicoletta Mantovani, ha definito l’installazione “una ridicolizzazione del Maestro” e “una cosa bruttissima”.
La voce di Mantovani, amplificata dalla stampa nazionale, ha portato l’intera vicenda a suscitare un dibattito: alcuni difendono il gesto come innocente (una pista natalizia per tutti, folla, famiglie, bambini, allegria), altri lo vedono come mancanza di rispetto verso una figura fondamentale della cultura italiana.
Anche l’amministrazione comunale, e in particolare il sindaco Andrea Biancani, si è trovata al centro della polemica: nei giorni precedenti all’apertura, lo stesso sindaco aveva pubblicato sui social un fotomontaggio in cui la statua di Pavarotti pattinava, accompagnato dall’hashtag provocatorio #DaiUnCinqueAPavarotti.
Dopo l’indignazione generale e la dura presa di posizione di Mantovani, Biancani ha espresso pubblicamente le sue scuse, definendo l’accaduto un “errore”. Tuttavia, ha anche aggiunto che rimuovere la pista, o spostare la statua, sarebbe troppo costoso e tecnicamente complesso, perciò la situazione resterà invariata per tutta la durata delle festività.
Quella che doveva essere una curiosa iniziativa locale si è presto trasformata in un caso dai risvolti internazionali. La storia ha fatto il giro dei media esteri, dalla Germania all’Inghilterra, dagli Stati Uniti all’America Latina, sotto titoli come “Pavarotti frozen knee-deep in ice rink”, o “A statue turned into an ice rink attraction”.
Si è parlato di ‘figuraccia internazionale’: testate prestigiose hanno ripreso la vicenda, sottolineando come un gesto pensato per il divertimento abbia finito per offendere la memoria di un simbolo della cultura. Alcuni giornali hanno sottolineato l’assurdità del contrasto: un monumento pensato per celebrare un artista, trasformato in ‘arredo urbano’ di una pista di pattinaggio, come uno scherzo non richiesto.
Questo episodio ha, inaspettatamente, acceso un dibattito su temi più profondi. L’idea di includere un’icona come Pavarotti in una decorazione natalizia, con tanto di fotografiche suggestioni ‘giocate’ con meme e hashtag, solleva domande sul rispetto verso le figure che hanno segnato la storia culturale del Paese. Fino a che punto l’ironia o la creatività sono lecite quando coinvolgono memoria, arte, eredità collettiva?
In conclusione: quella di Pesaro e della statua di Pavarotti è una storia che parte come innocente idea natalizia e finisce per raccontare un’Italia, e un mondo, che a volte fatica a conciliare tradizione, memoria e modernità. Una vicenda curiosa, imbarazzante, ma sicuramente significativa: perché fa riflettere su cosa significhi davvero onorare un grande artista.