EREVAN - Il Presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi ha condannato i recenti attacchi “illegali” dell’Azerbaigian contro l’Armenia, dove si trova in visita dopo gli scontri al confine avvenuti questa settimana tra Baku ed Erevan.

“Condanniamo fermamente questi attacchi, a nome del Congresso (degli Stati Uniti)”, ha detto Pelosi in una conferenza stampa dalla capitale armena subito dopo il suo incontro con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, accusando l’Azerbaigian di aver dato il via alle violenze che hanno causato più di 200 morti e minacciano “la prospettiva di un accordo di pace tanto necessario”.

Alla domanda sul tipo di sostegno che l’Armenia potrebbe aspettarsi dagli Stati Uniti, e in particolare se possa aspettarsi un sostegno militare, Pelosi ha replicato che “il valore della nostra visita e il valore delle nostre discussioni è ascoltare, dal punto di vista dell’Armenia, come possiamo essere utili”. Pelosi ha sottolineato l’importanza di sostenere la crescita economica, mentre dal punto di vista della difesa Washington “sta ascoltando”.

Gli scontri armati al confine tra i due Paesi, aggravatisi negli ultimi giorni, hanno provocato la morte di oltre cento soldati. I bombardamenti erano stati interrotti martedì mattina, anche se non completamente, dopo l’intervento di mediazione della Russia per concordare un cessate il fuoco. Per contrastare l’offensiva di Baku e “ristabilire l’integrità territoriale”, Erevan ha chiesto l’intervento militare del Csto, l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo a guida russa.

La tensione fra i due Paesi era salita già nelle scorse settimane, con le accuse di Mosca all’Azerbaigian di aver violato la tregua nel Nagorno-Karabakh (mediato nel novembre del 2020 proprio dai russi) e la dichiarata volontà azera di aumentare le forniture di gas verso i Paesi vicini e l’Europa, minacciando così la preminenza energetica del Cremlino nell’area. La ripresa del conflitto nella zona contesa è però determinata anche da fattori prettamente militari, riguardanti la guerra in Ucraina.

La Turchia si è subito schierata dalla parte dell’Azerbaigian, suo alleato, e il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha tuonato che l’Armenia deve “smettere subito di provocare”. Mosca è invece più vicina all’Armenia, sul cui territorio ha anche una base militare.