PECHINO - L’ultimo passo della decennale campagna anticorruzione del presidente Xi Jinping è la sentenza del processo all’ex presidente della Bank of China, Liu Liange, condannato a morte con due anni di sospensione per aver accettato tangenti “estremamente ingenti” per un totale di 121 milioni di yuan (16 milioni di euro), ha riferito l’emittente statale CCTV.
Secondo la legge cinese, la sua condanna potrebbe essere commutata in ergastolo dopo due anni.
Da quando è salito al potere, poco più di dieci anni fa, Xi Jinping ha lanciato un’ampia repressione della corruzione tra i dipendenti pubblici. I suoi critici sostengono che questa politica gli ha permesso di mettere da parte i rivali politici.
Secondo la CCTV, Liu Liange ha usato la sua posizione in diverse istituzioni finanziarie tra il 2010 e il 2023 per favorire organizzazioni e individui in cambio di tangenti e regali.
“L’importo delle tangenti era eccezionalmente alto, gli atti criminali particolarmente gravi e l’impatto sociale estremamente dannoso” ha sottolineato il canale.
Il tribunale di Jinan lo ha inoltre condannato a dieci anni di carcere per aver concesso illegalmente prestiti per oltre 3,32 miliardi di yuan (oltre 4 miliardi di euro).
La sua condanna a morte è stata sospesa perché ha collaborato con gli investigatori, ha contribuito a restituire la maggior parte dei beni sottratti e ha espresso rimorso, secondo quanto riportato dalla CCTV.
La condanna di questa figura di alto livello fa parte di una vasta campagna anticorruzione che sta scuotendo il settore finanziario cinese da diversi anni. A ottobre, Fan Yifei, ex vicegovernatore della banca centrale, è stato condannato all’ergastolo per aver ricevuto illegalmente beni per 386 milioni di yuan (51 milioni di euro). A maggio, Bai Tianhui, ex capo di una grande società statale di gestione patrimoniale, era già stato condannato a morte.