“Dobbiamo portare alla luce questa crisi nazionale”. È questo l’appello di Aggie Di Mauro che, da ormai tre anni, appare in prima linea nella lotta a un reale cambiamento nel sistema giudiziario australiano, al fine di garantire protezione per tutte le vittime di stalking.

I sogni e il futuro di sua figlia Celeste Manno sono stati infatti tragicamente cancellati da un’ossessione. Il suo presunto assassino, Luay Nader Sako, le ha strappato l’esistenza alle prime ore del mattino del 16 novembre 2020, quando l’omicida ha sfondato la finestra della sua camera da letto, irrompendo nella sua abitazione a Mernda, e l’ha pugnalata prima di scappare scavalcando la recinzione.

La famiglia ha poi confermato la fissazione molesta dell’uomo nei confronti di Manno, 23enne e team leader in un call center a Mill Park. La giovanissima ragazza aveva semplicemente mostrato gentilezza nei confronti di Sako a seguito del suo licenziamento dall’azienda, circa un anno prima dell’omicidio. Da allora, avrebbe cominciato a perseguitarla. La famiglia si è quindi rivolta alla Polizia del Victoria, firmando un ordine restrittivo nei suoi confronti.

“La violenza contro le donne è un problema crescente nel nostro mondo ed è la causa di migliaia di omicidi. Eppure, potrebbero essere evitati introducendo leggi più severe per garantire che le vittime siano protette”,  è quanto si legge nella pubblicazione di una petizione online, organizzata dalla comunità in risposta alla tragica scomparsa di Celeste Manno, che ha raccolto fino ad oggi circa 35mila firme.

“Il crimine non è avvenuto perché mia figlia si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato o perché frequentava locali e gruppi di persone improbabili – ha dichiarato Di Mauro –. Si tratta piuttosto di un crimine premeditato e intenzionale che è avvenuto a causa di odio e vendetta”.

Da allora, sono ormai trascorsi tre anni e per la madre della vittima appare ancora “impossibile evitare quello che è successo a Celeste senza cambiare la legislazione sullo stalking”. Infatti, “se si vuole mantenere le vittime al sicuro, è necessario iniziare a onorare gli impegni presi”, ha asserito Di Mauro.

La Polizia del Victoria ha un codice che gli agenti dovrebbero seguire per identificare un aggressore: compilare una valutazione per giudicare il rischio degli abusi, descrivere se la vittima presenti lesioni fisiche o se è in atto una storia di coercizione, intimidazione o violenza.

Da un ultimo sondaggio dell’Australian Bureau of Statistics è stato difatti dimostrato che una donna su sei subisce violenze fisiche o psicologiche e un uomo su quindici è vittima di abusi, solitamente da parte di altri uomini.

Ma Aggie Di Mauro crede fortemente che i dispositivi di localizzazione debbano essere utilizzati per avvisare le autorità e le vittime dei movimenti del presunto autore di reato, nel caso si trovi nelle vicinanze. I trasgressori, inoltre, dovrebbero essere sottoposti a una terapia psicologica o psichiatrica per un cambiamento comportamentale e per poter affrontare, e superare, eventuali degenerazioni.

“Lotterò per mia figlia, per una nuova legge, ‘Celeste’s Law’, affinché siano salvate migliaia di vittime in suo nome e in onore della sua memoria”, ha dichiarato.

Lo scorso luglio 2023, a poche settimane dalla prima udienza preliminare, Luay Nader Sako, che aveva ammesso di aver ucciso Celeste, ha compiuto un inaspettato passo indietro dichiarandosi innocente e chiedendo di cambiare la sua dichiarazione di colpevolezza: “Nell’ultima udienza mi sono sentito sotto pressione, non mi trovavo nello stato giusto per prendere una decisione. Sono stato ingannato”, aveva dichiarato.

Per Di Mauro, “non è stata affatto una sorpresa”. L’udienza è stata quindi trasferita al 16 ottobre 2023.

Per onorare Celeste Manno e tutti coloro che hanno perso la vita in simili circostanze, è stata organizzata una veglia, lo scorso 18 ottobre, di fronte alla sede del Parlamento. La comunità è accorsa per mostrare il proprio sostegno a una causa che intende inviare un messaggio preciso “ai decisori del nostro sistema giudiziario”. Alla veglia è stato anche spiegato un lungo striscione – un’opera d’arte di Dans Bain intitolata ‘The Lost Petition’ - contenente i nomi di oltre mille donne vittime di violenza, letti, nel silenzio più assoluto, insieme all’età di ciascuna.

“Non sono disposta a fermarmi e a riposare fin quando non ci saranno azioni e riforme sostanziali e significative – ha continuato Di Mauro –. Questo sistema, che dovrebbe essere costruito per proteggerci, è imperfetto e frammentato, con priorità gravemente mal riposte”.