SAN MIGUEL (BUENOS AIRES) – Daniel Gabrielli è il giovane cuoco argentino che ha vinto il primo premio al Campionato Mondiale della Pizza e dell’Empanada del 2024, organizzato da APYCE (Asociación de Pizzerías y Casas de Empanadas de la República Argentina). 

L’annuncio è stato un momento molto emozionante, con una forte reazione da parte sia degli altri concorrenti, che hanno festeggiato esultanti la vittoria del collega, sia dello stesso Gabrielli, che è scoppiato in lacrime per l’emozione. 

Come vincitore, parteciperà al prossimo Campionato Mondiale della Pizza a Parma, in Italia. 

Il traguardo conquistato ha un effetto positivo anche per il ristorante che Gabrielli porta avanti insieme con la famiglia a San Miguel (Buenos Aires). 

“Per me è stata una grande svolta – dice –. Ora alcuni vicini mi riconoscono come ‘il campione della pizza’ e questo ha portato più clienti al ristorante che ho aperto con mio fratello, Verne Bistro, il che è molto positivo, non solo per noi, ma anche per i nostri impiegati e fornitori”. Il ristorante si trova a San Miguel (Sarmiento 1216) ed è aperto da meno di un anno. 

Ha vinto ottenendo un buon punteggio in diverse categorie della gara, ma il pezzo forte è stato la pizza Calabresa, che fa parte anche del menù di Verne, cotta nel forno tradizionale senza teglia. L’impasto viene preparato con poco lievito (10/20 grammi per 15 kg) con un 72 per cento di idratazione e 36/48 ore di lievitazione. 

Ha avuto un punteggio alto anche per la pizza in pala, prodotta con un 70 per cento di idratazione dell’impasto e lievitazione lunga, ottenendo un cornicione soffice con alveoli alti. Per la categoria “pizza gourmet” ha proposto una ricoperta con salsiccia, salsa demi-glace, lattuga, peperoni e stracciatella, di cui è particolarmente orgoglioso. 

“È una grande responsabilità, in una giornata normale di lavoro inizio alle 9 del mattino per finire a mezzanotte – racconta Daniel –. Per ora il nostro gruppo di lavoro è abbastanza ridotto quindi sono io che copro i turni quando un impiegato ha la giornata libera”. 

La sua passione per la gastronomia è iniziata nell’adolescenza. A 14 anni lavorava facendo delivery in bicicletta per un ristorante di un quartiere privato della sua città natale, Villa Rosa, vicino a Pilar.   

“In casa non mi piaceva cucinare – ricorda –. Sono cresciuto con i miei nonni ma non partecipavo in cucina, poi ho vissuto alcuni anni solo con mio padre e mio fratello e nessuno voleva mai occuparsi della cena, ma lavorando per il ristorante ho iniziato ad apprezzare il lavoro dei cuochi... La decorazione dei piatti, le fiamme fortissime dei fornelli...” 

Un giorno capitò che mancasse personale di cucina e Daniel si introdusse in quel mondo, da cui non è più voluto uscire: “Lì ho iniziato a capire questo mestiere. A sedici anni ho iniziato a lavorare in una pizzeria da asporto di Pilar, dove i ritmi erano molto intensi. Nei fine settimana si facevano più di tremila pizze". 

Dopo tre anni nella pizzeria ha voluto provare a fare la cosiddetta “stagione”, cioè il lavoro estivo sulla costa argentina. Così è andato a lavorare in un ristorante di Villa Gesell, dove a fine stagione gli hanno chiesto di restare. Ci è rimasto cinque anni. 

“Tornato a Pilar ho aperto un ristorante che purtroppo non ha funzionato – dichiara con la massima sincerità –. Ho imparato che non è sufficiente essere un bravo cuoco. Per portare avanti un’impresa bisogna saperla gestire”. 

Senza abbattersi, Daniel è tornato a fare il dipendente per altri ristoranti, mentre continuava a prepararsi con corsi municipali e, infine, all’accademia di cucina IGA, dove si è diplomato come professionista della gastronomia e dove, per un breve periodo, ha lavorato anche come docente. 

“Sapevo che per avere un futuro con più possibilità di lavoro avevo bisogno di ulteriori conoscenze, così ho fatto anche un corso di amministrazione di imprese gastronomiche e di scienze dell’alimentazione”. 

Ora spera che Verne Bistro continui a crescere. “È stato un lavoro lungo costruire una clientela ma oggi abbiamo alcuni comensali fissi – spiega –. La cosa più difficile per un ristorante è farsi conoscere all’inizio”. 

Il suo obiettivo a medio termine è che il locale sia un centro di produzione per altri progetti gastronomici, utilizzando la cucina per offrire catering e vendere pre-pizze da fare in casa. 

Già con lo sguardo puntato sul campionato di Parma, l’anno prossimo, vuole preparare anche i suoi dipedenti, perchè possano accompagnarlo nella competizione. “E che anche per loro sia un’opportunità di crescita” sottolinea. 

“Voglio che si rendano conto che anche per loro è possibile arrivare al livello di questi eventi internazionali” spiega e sottolinea che l’ambiente in questo tipo di gare è sempre molto sano. “Si nota che chi organizza ha la stessa passione per la cucina che abbiamo noi partecipanti” aggiunge. 

Daniel dovrà dedicare molto tempo alle  prove per preparare le ricette da portare in gara. “Niente sarebbe possibile senza la compagnia dei miei figli e l’aiuto della mia famiglia – rivela emozionato –. I miei bambini mi danno molto animo. Restano con me tutto il fine settimana e mi accompagnano nel ristorante. Sono bravissimi, io invece da piccolo ero un monello.” 

Daniel ha un’eccellente relazione con entrambe le madri dei suoi figli, nonostante non stiano più insieme. Sono loro che, assieme a suo padre, lo aiutano a gestire i difficili orari del suo lavoro.

I piccoli stanno crescendo in stretto contatto con il mondo della gastronomia. “Ma non voglio che un domani sentano l’obbligo di seguire la mia strada – chiarisce –. Spero anche loro trovino la propria vocazione.”