SYDNEY – Un documento di 31 pagine presentato dalla divisione giovanile del Partito liberale del NSW, ai responsabili della revisione delle cause della disfatta elettorale della coalizione lo scorso maggio, ha espresso aspre critiche sulla campagna elettorale elaborata dall’ex leader dell’opposizione Peter Dutton.
I giovani liberali raccomandano che la coalizione prenda le distanze da Sky News after dark, dominata da commentatori politicamente orientati, utilizzando altri media per comunicare con gli elettori, sottolineando che la “frangia di destra” del Partito liberale ha troppa influenza sui programmi e la campagna mediatica sul “miraggio del movimento Maga (Make America Great Again), di Donald Trump, costato migliaia di voti tra le elettrici e gli elettori multiculturali.
Il documento, che non è stato diffuso pubblicamente, ma è stato ottenuto dal quotidiano online The Guardian Australia, è stato consegnato agli ex ministri federale Nick Minchin e del NSW Prue Goward, incaricati dalla nuova leader liberale Sussan Ley di condurre una verifica dei programmi portati dalla coalizione in campagna elettorale.
“Il 2025 ha palesato che andare dalla voce più forte dei media, non vuol dire che gli elettori ti ascoltano e i dati sulle visualizzazioni indicano che gli australiani non sono inclini a concentrarsi sui programmi politici serali e i nostri messaggi elettorali sono rimasti chiusi in una camera dell’eco conservatrice”, si legge nel documento dei giovani liberali.
I laburisti hanno vinto 94 seggi alle ultime elezioni, la vittoria più larga in decenni, mentre la coalizione ha ottenuto sol 43 seggi alla Camera di Rappresentanti.
Puntando il dito contro Dutton che ha fatto esattamente l’opposto in campagna elettorale, la divisione giovanile del NSW, sostiene che il leader parlamentare deve inviare il suo messaggio da una vasta gamma di media, anche quelli non considerati “tradizionalmente amici” dei partiti liberale e nazionale. Durante la campagna elettorale Dutton è stato criticato per non essersi presentato regolarmente alle conferenze stampa in parlamento e per aver definito l’ABC e Guardian “media dell’odio”.
Il documento stigmatizza la demonizzazione della comunità cinese in Australia e le divisioni relative alla guerra in Medio Oriente. La portavoce agli Affari aborigeni della precedente opposizione, Jacint Nampijinpa Price è finita nel mirino dei giovani liberali per aver dichiarato che un futuro governo Dutton avrebbe reso l’Australia nuovamente grande, facendo eco allo slogan Maga di Trump, nelle fasi finali della campagna elettorale proprio quando la coalizione stava tentando di prendere le distanze dalla retorica e i programmi dell’impopolare presidente statunitense.
Giudizio negative anche sulle promesse elettorali, che dovrebbero venir annunciate in tempi debiti e con i dettagli relativi ai costi e sulle posizioni unilaterali espressa da Dutton sullo sviluppo di energia nucleare e la decisone di opporsi ai tagli fiscali annunciati dal governo Albanese.
“I programmi della coalizione quali la promessa di ridurre di 40.000 unità il servizio pubblico, il rifiuto di Dutton di fare conferenze stampa davanti alla bandiera aborigena, e di dare un giro di vite alla cultura woke nelle scuole, hanno rafforzato la percezione dell’elettorato che il Partito liberale è più interessato a fare battaglie simboliche invece di affrontare le serie questioni interne e internazionali”, di legge ancora nel documento.
Sull’annosa questione dell’aumento della rappresentazione parlamentare femminile nelle file liberali, il documento suggerisce l’adozione della revisione del Partito del 2015, che raccomandava l’ambizioso obiettivo nazionale di raggiungere la parità di rappresentazione tra uomini e donne, anche attraverso il sistema delle quote.
“In definitiva il Partito liberale non assomiglia all’Australia moderna e gli elettori lo hanno notato”, si conclude il documento.
Il rapporto sulla revisione condotta da Goward e Chaney è atteso entro la fin dell’anno.