ROMA - Matteo Salvini si presenta davanti ai giornalisti lunedì sera per l’ennesimo consuntivo, dal suo punto di vista ovviamente, della crisi di governo.
Sembra quasi l’atto finale del percorso da lui avviato con l’apertura di una crisi a cui ha provato a porre rimedio con il tentativo di riapertura nei confronti del Movimento 5 Stelle respinto al mittente e cassato definitivamente dal premier Giuseppe Conte nel corso della dura requisitoria in Senato lo scorso 20 agosto.
“Quello che sta venendo fuori dai giochini fatti nel Palazzo non è un maggioranza seria. La via maestra, dunque, è sempre quella del voto”. Perché, continua il segretario della Lega, “mi sembra che la maggioranza silenziosa e laboriosa degli italiani sia privata della possibilità di scelta”.
Matteo Salvini conferma, senza troppi giri di parole, l’ipotesi di un “ribaltone pronto da tempo. Se non cambia il presidente del Consiglio - afferma laconico il leader del Carroccio - ma si passa con nonchalance da una settimana all’altra dalla Lega al Pd, evidentemente l’accordo nato a Bruxelles votando la commissione imposta da Merkel e Macron aveva l’obiettivo di riportare indietro anche l’Italia e si spiegano i tanti ‘no’ del governo degli ultimi mesi”.
La rabbia dell’ex vicepremier non è così nascosta: “Inorridisco che qualcuno voglia smontare quello che è stato fatto in un anno sull’immigrazione, su quota 100, su banche, lavoro. Rimaniamo increduli che la richiesta di taglio dei parlamentari che noi abbiamo votato tre volte sia sparita: se qualcuno preferisce governare con chi amministra Bibbiano, con il partito di Banca Etruria e Mps noi facciamo volentieri non uno ma mille passi avanti, non facciamo un passo indietro ma mille passi avanti. Ad oggi è chiaro che si tratta del partito delle poltrone, è chiaro che Renzi ha ragione a cantare vittoria: rientra dalla finestra quello che gli italiani hanno fatto uscire dalla porta in tutte le ultime elezioni”.
Il riferimento alla spartizione delle poltrone sembra essere l’arma su cui fa leva il segretario leghista che cerca di delegittimare agli occhi dei suoi elettori il tentativo di accordo tra i suoi ex alleati e il Partito democratico, bollandolo come un “gioco di palazzo”.
“Pare che stia nascendo un governo che ha le poltrone come unico collante, lontano dal Paese reale - ribadisce Salvini - abbiamo smascherato un giochino”. “Chi ha paura degli italiani? Che qualcuno stia scegliendo al posto degli italiani nei palazzi è un tradimento della volontà popolare”.
“La Lega, compatta, ha scelto una linea coraggiosa. Siamo pronti in caso di elezioni a una manovra economica epocale. A chi ora distribuisce poltrone e ministeri oggi diciamo che si può scappare dal voto degli italiani per 1, 2, 6 mesi o un anno ma non per sempre: chi ha paura del voto non ha la coscienza politica”.
“Uno può scappare dal voto nazionale ma non dal fatto che la metà delle regioni italiane va a rinnovo nei prossimi mesi. Leggo di alleanze Pd-M5s anche nelle Regioni, se il M5s si scopre costola del Pd e pezzo della sinistra bastava che ce lo dicesse prima e ne avremmo tratto le conseguenze”.
Nessun dubbio sulla bontà della scelta di aprire la crisi in pieno agosto: “Rifarei tutto - ha spiegato Salvini - il mio elettorato, gli italiani si aspettano un forte taglio delle tasse, con il governo dei ‘no’ non era possibile e tirare a campare non è quello che ci chiedevano gli italiani. Era un governo fermo, un Parlamento fermo, magari erano telecomandati da altre città al di fuori dei confini italiani...”.
E ancora con una delle sue maggiori ossessioni, il suo omonimo ex segretario del Pd: “Mai avrei pensato che un movimento rivoluzionario sarebbe finito abbracciato al Partito democratico di Matteo Renzi: dalla rivoluzione a Renzi è impegnativo il passo, per far la rivoluzione con Renzi e con Prodi ci vuole fegato”.
Ma nonostante il giochino sia stato svelato, e dichiari l’intenzione di riferire al capo dello Stato durante le consultazioni (avvenute mentre andiamo in stampa) che “la via maestra e più democratica è il voto”, Salvini lascia ancora aperto un certo spiraglio agli ex alleati con cui i contatti non si sono mai interrotti. “Se si deve discutere di taglio di parlamentari e di cose da fare noi ci siamo” dice ai giornalisti e in diretta sui suoi, utilizzatissimi, canali social. Non sono mancate parole di condanna nei confronti delle dichiarazioni della ministra della Famiglia Alessandra Locatelli che ha addirittura invocato la piazza. 
“Io faccio il ministro dell’Interno - dichiara Salvini - e mi occupo di sicurezza, non di insurrezioni popolari, le insurrezioni si facevano nel 1848. 
Non facciamo appelli alle piazze: ancora oggi ero al Viminale, per garantire stabilità, regole e dignità”.