WASHINGTON - Per i leader europei che speravano che l’ostilità mostrata dal vicepresidente JD Vance fosse uno show a beneficio della politica interna, leggere le chat di Signal, rese pubbliche da The Atlantic, è stato un brutale bagno di realtà.
Nelle conversazioni con il capo del Pentagono, il capo della Cia e quello della Sicurezza interna, Vance ha espresso disprezzo per gli europei. “Odio salvare di nuovo l’Europa” aveva scritto a proposito degli attacchi pianificati dagli Stati Uniti contro i ribelli houthi.
Non solo: ha detto agli altri partecipanti alla chat che gli Usa stanno “commettendo un errore” colpendo gli houthi per mettere al riparo i commerci marittimi attraverso il Mar Rosso, perché solo “il 3% del commercio statunitense passa attraverso Suez, contro il 40% di quello europeo”. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth aveva risposto condividendo “pienamente l’odio per il patetico parassita europeo”.
Vance ha svolto un ruolo di primo piano nell’acuirsi delle tensioni tra Washington e l’Europa, esprimendo un grado di disprezzo per il Vecchio Continente che trascende persino quello del presidente. Ha criticato duramente le democrazie europee in un discorso a Monaco in febbraio e una volta ha parlato dell’Ucraina come di “un Paese di cui non mi interessa”.
Chi lo conosce afferma, con un mirabolante esercizio di retorica, che in realtà la sua posizione deriva dal desiderio di rafforzare l’Europa.
“Da fuori può sembrare un atteggiamento negativo, ma quello che sta facendo è rendere i colloqui difficili per avere un interlocutore forte”, ha detto il deputato repubblicano Brian Mast, presidente della Commissione per le relazioni estere della Camera e amico del vicepresidente, al Wall Street Journal. Mast ha ammesso che sia lui che Vance hanno “un certo livello di risentimento”, perché l’Europa non ha fatto la sua parte in materia di sicurezza. “Ciò di cui abbiamo bisogno dall’Europa è un’Europa che non abbia bisogno dell’America”, ha aggiunto.
Un altro amico e consigliere informale di Vance, Cliff Sims, ha detto che il vicepresidente “ha una visione del mondo completamente formata e chiaramente ponderata. Si tratta di convinzioni sincere. Molti europei si arrabbiano per i suoi commenti, ma non possono confutarne la sostanza di fondo”.
Vance cita spesso dati sull’economia e l’esercito europeo per illustrare le sue scarse prestazioni e la dipendenza dagli Stati Uniti. Mescola le cifre con affermazioni forti, come quella secondo cui l’Europa è più in pericolo per la “minaccia dall’interno” - l’abbandono dei valori fondamentali come la libertà di parola - che per la Russia.
Le critiche agli europei per la burocrazia, gli orari di lavoro ridotti e le forze armate deboli non sono una novità, ma è la prima volta che vengono da un funzionario di grado così alto. Chi tanto negli Stati Uniti quanto in Europa ha a cuore la relazione transatlantica teme che le opinioni di Vance possano guadagnare spazio nel processo decisionale della Casa Bianca. Per ora, sottolinea il Wall Street Journal, Vance è la voce più antieuropeista nella cerchia ristretta di Trump. Resta da capire quanta influenza abbia realmente sul presidente.