Lo scorso 30 gennaio, nell’ambito delle commemorazioni per il Giorno della Memoria, l’Istituto Italiano di Cultura di Sydney ha ospitato la proiezione del documentario “Il respiro di Shlomo”, un’opera intensa che ripercorre la vita e le testimonianze di Shlomo Venezia, uno dei sopravvissuti ai Sonderkommando di Auschwitz.
L’evento ha visto la partecipazione di una sessantina di persone, un pubblico variegato che ha incluso non solo i soci abituali dell’Istituto, ma anche molti
nuovi interessati.
A introdurre la serata è stato il direttore dell’Istituto stesso, Paolo Barlera, che ha offerto un breve intervento sulla storia del documentario e sul suo significato all’interno delle celebrazioni per la memoria dell’Olocausto. Il documentario, diretto da Ruggero Gabbai, offre una potente testimonianza della tragedia, attraverso il racconto diretto di un uomo che ha vissuto l’orrore in prima persona.
Prima della proiezione, il pubblico ha avuto modo di vedere un breve filmato di ringraziamento e introduzione del regista, che ha spiegato l’importanza di raccogliere e conservare le testimonianze dei sopravvissuti, affinché le loro storie non vadano perdute.
Nonostante la difficoltà della tematica, il documentario è stato accolto con attenzione e rispetto dal pubblico, che ne ha riconosciuto il valore storico e umano. Alla fine della proiezione si è tenuta una sessione di domande e risposte, durante la quale si è riflettuto sull’importanza della memoria storica e sui pericoli sempre presenti di intolleranza e discriminazione. Dalla discussione è emerso un messaggio chiaro: è fondamentale rimanere vigili affinché tragedie simili non si ripetano.
Il documentario ha offerto un’opportunità preziosa di riflessione e consapevolezza, sottolineando la necessità di preservare la memoria storica come monito per il futuro.
Nel rispondere a una domanda postagli sul perchè della decisione di dirigere un documentario sulla figura di Shlomo Venezia, Gabbai ha risposto: “Shlomo è uno dei testimoni che abbiamo intervistato per l’archivio della Memoria nel lontano 1995. Per me e per gli storici Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto era chiaro che fosse un testimone unico. Shlomo infatti rappresenta la testimonianza di una persona che non ha solo visto ma è anche entrato nel buco nero del Novecento. La Shoah è proprio questo: non la sopravvivenza nei campi di sterminio, non la sofferenza, non la deportazione, ma l’assassinio e l’eliminazione di interi gruppi familiari la cui memoria non potrà mai essere recuperata”.
L’Istituto Italiano di Cultura di Sydney, attraverso questa iniziativa, ha riaffermato il suo impegno nella diffusione della cultura della memoria, contribuendo a tenere viva la consapevolezza di un passato che non deve essere dimenticato.