Gli ultimi mesi prima delle vacanze? Lavoriamo come non mai prima. Sembriamo come matti e in preda all’ansia. Una corsa affannosa a chiudere tutto, progetti, incombenze, lavori, conti, come se l’arrivo delle ferie segnasse uno spartiacque con la fine del mondo. Tant’è che ci vuole giusto una vacanza per riprendersi e forse neanche quella basta all’inizio, tanto siamo scossi per almeno tutta la prima settimana d’inedia. Il tempo libero è un tesoro, ma le persone spesso devono lavorare quasi il doppio per prepararsi. Ma è un vero e proprio gioco dell’assurdo, perché il periodo pre-ferie non deve svolgersi in questo modo, non dovremmo arrivarci estenuati. E però, si ha quasi la sensazione che si stia facendo qualcosa di cattivo andando in ferie perché non si contribuisce al progredire del lavoro, ciò che fa sì che questo senso di colpa può portare a lavorare molto duramente prima del tempo libero, nella speranza di contrastare un calo di produttività mentre sono fuori casa e limitare la quantità di lavoro che i loro colleghi dovrebbero raccogliere in loro assenza.

S’è quasi capovolta la situazione: viene guardato con ammirazione e segno di rispetto chi resta al lavoro prendendosi meno ferie possibile. Un segno di serietà, competenza, responsabilità e, perché no, di successo.Ma c’è anche un altro aspetto o un’altra lettura di questo fenomeno d’ansia pre-ferie: parte della pressione che porta a una crisi dell’ultimo minuto potrebbe derivare dal desiderio di non lasciare i compiti incompiuti, tant’è che molti lavoratori sentono di dover eliminare l’intera lista di cose da fare per staccare completamente la spina dal lavoro e godersi le ferie più in tranquillità e in pace con se stessi. La sindrome avrebbe un nome: corsa alla scadenza. Il risultato, pertanto, sarebbe che un carico di lavoro più pesante può smorzare la felicità delle persone durante il periodo che precede un periodo di ferie, come rilevato da alcune ricerche sul tempo libero e sul benessere. Tuttavia, questo non è un buon modo di vivere o lavorare, ma il problema è soprattutto culturale, anche se cambiare la cultura di un’azienda è più gestibile che cambiare quella di un’intera società.