Sono in milioni, braccia stanche e menti laboriose. Hanno impugnato una ‘vecchia valigia ancora buona’, come cantava De Gregori, e coraggiosamente hanno affrontato le barriere all’integrazione, cercando spazi sicuri, benessere e coesione sociale.
L’influenza della cultura italiana sulla società australiana è indubbiamente immensa e può essere osservata da punti di vista tanto differenti: dall’edilizia all’intrattenimento, all’arte, alla moda, alla politica, allo sport e soprattutto al cibo e all’ospitalità. E sembra così difficile oggi credere che un tempo l’aglio rappresentasse un alimento altamente sospetto, che l’olio d’oliva fosse disponibile solo in farmacia in piccole bottiglie di vetro a scopo puramente medicinale, che il pane fosse apprezzato solo per la possibilità di tagliarlo a fette sottili e quadrate e che il tè fosse molto più popolare del caffè.
Da quella grande ondata migratoria del secolo scorso, a partire dagli anni ’50, quando in migliaia hanno lasciato il Bel Paese per arrivare Down Under, molto è stato fatto, ma non si è ancora arrivati alla fine del viaggio; c’è ancora così tanto da ricordare, creare, migliorare.
Anche Antonio Panozzo, originario di Fondi, nel Lazio, ha scritto una pagina di storia importante all’interno della comunità italiana in Victoria. Dopo circa dodici anni di lavoro in uno zuccherificio in Svizzera, è giunto in terra australiana nel 1968 insieme a sua moglie e ai suoi due figli, di sette e cinque anni. Quel desiderio di rivalsa e di ricerca, “e la voglia di vivere in un Paese con temperature più miti rispetto alla Svizzera e che desse al contempo opportunità di crescita”, l’hanno accompagnato fino a Melbourne.
“Siamo arrivati a Reservoir, è stata la nostra prima tappa – ha raccontato sua figlia, Maria Panozzo –. Mio padre si è prima dedicato alla consegna del pane, poi ha aperto un negozio di frutta e verdura con nostra madre. Alla fine, ha venduto l’attività perché aveva ottenuto un ruolo da manager in una grande catena alimentare. Nonostante i sacrifici e le lunghe giornate lavorative, fin dal primo giorno, ha voluto riportare quelle vibrazioni italiane anche qui in Victoria. Da che ho memoria, si andava ogni settimana all’allora Lazio Club per le famose serate danzanti”.
Più di trent’anni fa, Panozzo ha deciso di affidarsi al suo istinto e ai suoi ricordi, per riportare in vita quel senso comunitario che tanto gli mancava. Ha quindi fondato l’Associazione Pensionati Laziali Australia Inc con sede al Bellfield Community Centre.
“Ha fatto così tanto per così tante persone – ha continuato Maria Panozzo –, dall’organizzazione di fondi governativi per i membri del club agli eventi ricreativi alla presenza di ospiti istituzionali, dalle gite in giro per lo Stato ai dinner dances, fino al gioco delle bocce e della carte. Ha sempre ricoperto il ruolo di presidente e nel corso dei decenni, ha accolto centinaia e centinaia di soci, non solo originari del Lazio, ma da tutta Italia, residenti in sobborghi limitrofi. L’associazione era davvero diventata un punto di riferimento per la comunità locale”.
Soltanto due anni fa, poco prima dello scoppio della pandemia, Antonio Panozzo ha riscontrato alcuni problemi di salute e, di fronte a un numero sempre più ridotto di membri, è giunto alla decisione di chiudere le porte dell’associazione, dopo tre decenni di splendore, e di dedicare del tempo per se stesso, per la sua famiglia: “È stato il giorno più difficile della sua vita, per tutti noi. Ha dovuto accettare di porre la parola ‘fine’ a qualcosa che aveva creato con tanto amore”, ha aggiunto sua figlia.
Grande esempio di affiatata realtà comunitaria locale, l’Associazione Pensionati Laziali Australia Inc e il suo comitato esecutivo hanno deciso di donare gli ultimi 16.500 dollari alla casa di riposo Assisi Centre Aged Care a Rosanna, “per la loro ammirabile cura verso la comunità e gli italiani del Victoria”. Per il chair Don Smarrelli “si tratta di un grande atto di generosità e di profondo legame verso le proprie origini”.
“Ci abbiamo pensato a lungo e, più ci pensavamo, più capivamo di dover fare qualcosa che rappresentasse il percorso del club – ha spiegato Maria Panozzo –. Le persone che oggi risiedono all’Assisi hanno fatto tanto per tutti noi, hanno messo le basi per quello che abbiamo oggi. Sono persone meravigliose e meritano il nostro aiuto”.
Per i coniugi Panozzo, per i loro figli e per tutta l’associazione, è importante che i fondi di club e circoli comunitari, giunti ‘alla fine del viaggio’, continuino a confluire all’interno di realtà locali e italiane, per far sì che non vadano persi sforzi e sacrifici di intere generazioni di migranti.
“Provo ammirazione e gratitudine per persone come mio padre e per tutti i volontari dell’Associazione Pensionati Laziali che hanno lavorato ogni singola settimana per l’organizzazione di feste, pranzi e cene, donando gratuitamente il proprio tempo – ha concluso Maria Panozzo –. È qualcosa di assolutamente straordinario che è difficile da spiegare. Oggi, purtroppo, non c’è più la stessa volontà. Persone come mio padre hanno dato vita a quel senso di comunità che ancora mancava in Australia”.