LIMA - Il governo peruviano ha deciso di disporre lo stato di emergenza in sette regioni meridionali a causa della persistente crisi sociale e delle proteste antigovernative in atto da ormai due mesi.
Il provvedimento riguarda, oltre lo stato di emergenza per 60 giorni che sospende alcuni diritti costituzionali dei cittadini, un coprifuoco per la regione di Puno fra le 20 e le 4 del giorno successivo.
Nel documento, firmato dalla presidente Dina Boluarte, dal primo ministro Alberto Otárola, e dai ministri di Difesa e Giustizia, Jorge Luis Chávez Cresta, e José Tello, si indica che durante l'emergenza la polizia nazionale "mantiene il controllo dell'ordine interno, con il supporto delle forze armate", e avrà come obiettivo la "protezione dei beni pubblici rilevanti". Il ruolo dei militari, si precisa infine, sarà più accentuato nella regione di Puno.
Nel frattempo, la Commissione costituzionale del Parlamento ha respinto un progetto del governo della stessa Dina Boluarte riguardante un anticipo delle elezioni ad ottobre di quest'anno, creando una situazione di grave incertezza sul futuro istituzionale peruviano.
Il ministro della Giustizia, José Tello, aveva illustrato ai membri della Commissione i lineamenti del progetto governativo che prevedeva elezioni generali in ottobre e un insediamento del nuovo presidente, del governo e dei membri del Parlamento entro la fine del 2023.
Ma la proposta ha ottenuto solo undici voti a favore (dei 14 necessari per l'approvazione), dieci contro e una astensione. In più la Commissione ha precisato che il tema di un anticipo del voto non potrà più essere esaminato fino all'inizio di una nuova legislatura, a fine luglio.
Secondo vari esperti, non dovrebbe più essere possibile utilizzare la via parlamentare ordinaria per giungere ad un anticipo del voto per soddisfare le esigenze dei manifestanti che da ormai due mesi chiedono non solo elezioni immediate, ma anche lo scioglimento del Parlamento e le dimissioni del capo dello Stato.
E proprio un passo indietro di Boluarte sembrerebbe ora 'l'ultima spiaggia' per giungere ad un voto anticipato. Tuttavia l'interessata ha ribadito a più riprese che non è sua intenzione dimettersi.