ROMA - L’ultima vittima di un incidente sul lavoro è stato la scorsa settimana un uomo di 75 anni in un’officina metalmeccanica a Lusiana in provincia di Vicenza. L’uomo, titolare dell’officina, si trovava solo a lavorare con un muletto quando, per cause ancora da accertare, il mezzo si sarebbe ribaltato, travolgendolo.

Con quest’ultimo caso, stando ai dati pubblicati dall’Inail qualche giorno fa, salgono a 668 le morti bianche nei soli primi sette mesi di quest’anno, un po’ meno rispetto al 2020 segnato dai picchi della pandemia con contagi avvenuti anche nei luoghi di lavoro, ma 78 in più rispetto al 2019 e 96 in più rispetto al 2018.

L’istituto sottolinea però che il confronto con lo scorso anno richiede cautela, perché la fotografia del periodo gennaio-luglio 2020 risente inevitabilmente di “un rilevante numero di tardive denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020”, e del fatto che i decessi causati dal Covid-19 “avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio”.

Dalla comparazione invece con l’anno pre-Covid, emerge una crescita delle denunce di infortunio mortale nel comparto Industria e servizi: da 512 a 565, e nel Sud, dove sono state 192 quest’anno rispetto alle 134 del 2019.

Nell’analisi territoriale il confrontotra 2021 e 2020 mostra un sempre aumento nel Sud (da 141 a 192 casi mortali), ma anche nel Nord-Est (da 136 a 147) e nel Centro (da 128 a 129), mentre l’Inalil registra un calo nel Nord-Ovest (da 265 a 169) e nelle Isole (da 46 a 40).