TORINO - Nuovo processo di Appello per Chiara Appendino per la tragedia di piazza San Carlo, a Torino, per ricalcolare l'entità della pena, lo hanno deciso i giudici della Cassazione, IV sezione penale, dopo quasi otto ore di camera di consiglio. All'ex sindaca Appendino erano stati inflitti 18 mesi di reclusione.
I fatti risalgono al 3 giugno 2017, quando durante la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League una serie di ondate di panico tra la folla radunata nella piazza provocarono 1.500 feriti e più tardi la morte di due donne, e Appendino era stata chiamata in causa in qualità di ex sindaca del capoluogo piemontese.
Con l'ex prima cittadina, per i fatti di piazza San Carlo, dovranno andare al processo bis l'ex capo di gabinetto del comune di Torino, Paolo Giordana, sempre per ricalcolo della pena. Nuovo processo anche per Maurizio Montagnese, ex presidente di Turismo Torino. Assolto, invece, definitivamente con la formula “per non avere commesso il fatto” Alberto Bonzano, dirigente all'epoca dei fatti della Questura.
Le accuse contestate, a vario titolo, sono omicidio colposo, disastro colposo e lesioni. Un anno fa, dopo il secondo grado di giudizio, Appendino aveva annunciato il ricorso in Cassazione.
“Questa è una pessima notizia, continuo a pensare che la condanna di Chiara Appendino sia veramente un'ingiustizia”, ha affermato Luigi Chiappero, legale difensore dell'ex sindaca.
“Il Comune e i sindaci non possono continuare a essere il capro espiatorio di tutto, dalla pubblica sicurezza fino allo smog, per il quale fra poche ore dovrò affrontare un nuovo processo”, dichiara la stessa Appendino.
“Da questo processo emerge infatti che l'unico ente ritenuto responsabile per quegli incidenti è il Comune (e io in quanto Sindaca), mentre tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti a vario titolo nell'organizzazione e nella gestione della pubblica sicurezza, ovvero Questura e Prefettura, sono stati archiviati o assolti nei vari gradi di giudizio. È uno squilibrio che faccio fatica a comprendere e accettare. La domanda che mi pongo è: chi, a fronte di questo precedente, sarà ancora disposto a mettersi a disposizione della sua comunità come primo cittadino? Ciò che auspico è che su questo punto si possa avviare una sana riflessione fra tutte le forze politiche e il governo. A oggi, gli innumerevoli moniti di Anci e l'appello sottoscritto da migliaia di sindaci di ogni colore politico sono rimasti inascoltati”, ha continuato.
E infine: “Per rispetto di chi quella sera ha perso la vita o è rimasto ferito, oltre che delle istituzioni che ho rappresentato e rappresento, mi sono sempre difesa nel processo e mai dal processo. E oggi accetto la decisione della Cassazione ma, nel contempo, non posso nascondervi un senso di amarezza”, conclude l’ex sindaca.