ROMA - Picchiato, legato al letto con lenzuola e tenuto sotto scacco per due giorni e mezzo da altri detenuti, dopo essersi rifiutato di nascondere un cellulare e dopo un tentativo fallito di estorsione ai danni della madre, contattata telefonicamente.
È quanto denunciato da un recluso – che ha chiesto l’anonimato – del carcere romano di Regina Coeli, in una querela presentata alla polizia penitenziaria. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo e indaga sul caso, che riporta l’attenzione sul “business” dei cellulari e della droga gestito da gruppi di detenuti all’interno degli istituti penitenziari.
I fatti risalgono a luglio scorso, quando l’uomo – allora ristretto a Regina Coeli in seguito a una misura cautelare – avrebbe rifiutato la richiesta di altri detenuti di nascondere un telefono cellulare arrivato con un lancio dall’esterno.
Poco dopo, secondo la sua ricostruzione, sarebbe stato aggredito a schiaffi e pugni da un compagno di cella, poi raggiunto da altri tre. A quel punto gli aggressori avrebbero tentato di estorcere denaro, costringendolo a chiamare la madre per chiederle di inviare una ricarica PostePay.
La donna, diffidente, non avrebbe ceduto e il detenuto avrebbe subito nuove violenze, con colpi, tagli a una gamba tramite coltelli rudimentali e percosse alla testa.
In serata, riferisce ancora l’uomo, due detenuti lo avrebbero legato al letto a castello con lenzuola fissate a petto e piedi, colpendolo ripetutamente anche con bastoni. Sarebbe rimasto immobilizzato per ore, senza poter mangiare, bere, andare in bagno o chiedere aiuto.
Tra le violenze denunciate, anche l’inserimento forzato di dita nell’occhio destro fino a provocare un’emorragia. Dopo essere stato narcotizzato con alcune pasticche, l’uomo racconta di aver finto di dormire fino all’arrivo di un agente della penitenziaria: a quel punto si sarebbe lanciato dal letto con il materasso per chiedere aiuto.
Portato al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito e poi a quello oftalmico, è stato medicato per ecchimosi, ferite da taglio, dolori diffusi e un enoftalmo (infossamento del bulbo oculare destro). I medici hanno prescritto 25 giorni di prognosi.
L’uomo, assistito dall’avvocato Marco Valerio Verni, ha spiegato di non vedere ancora bene dall’occhio destro e di essere rimasto profondamente segnato dall’accaduto, parlando di un “incubo” che lo fa svegliare ogni notte.
Oltre all’episodio di violenza, la denuncia ha acceso un faro sul fenomeno dei telefonini e della droga all’interno delle carceri romane. Proprio nei giorni scorsi, durante una serie di perquisizioni a Regina Coeli, la polizia penitenziaria ha sequestrato decine di armi rudimentali e apparecchi telefonici.
Secondo i primi riscontri, sarebbe emerso un vero e proprio sistema organizzato, con gruppi di detenuti che offrono “servizi” a pagamento – dalla droga alla possibilità di telefonare – secondo un tariffario preciso. Gli inquirenti valutano anche eventuali profili associativi.