ROMA - Entro la prossima settimana il governo dovrà varare la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF), che fa da cornice per la manovra di bilancio di fine anno, e solo allora si capirà davvero se la prossima finanziaria sarà “lacrime e sangue” come dicono le opposizioni o “seria ed equilibrata” come invece professa il governo.

Di sicuro c’è solo che, comunque la si voglia mettere, l’esecutivo di Giorgia Meloni si trova in un momento di estrema difficoltà, alle prese con risorse molto scarse e comunque non sufficienti a mantenere le promesse fatte durante l’anno, un rallentamento vistoso dell’economia, segnalato la scorsa settimana dalle stime Ue e confermato in questi giorni anche dall’Ocse - secondo cui il Pil italiano di quest’anno non andrà oltre lo 0,8% - e con un’inflazione che non da tregua.

Come se non bastasse, poi, oltre alla crisi dei migranti e alla guerra, problemi che richiedono un impegno di risorse non indifferente e sui quali il governo si gioca la faccia con i propri elettori da una parte e con i propri alleati dall’altra, a tenere sulle spine Meloni e i suoi è la corsa contro il tempo sulla riforma del Patto di Stabilità. Nel caso infatti in cui a Bruxelles non si arriverà ad un accordo rientreranno in vigore le stringenti misure di austerità di un tempo e questo vorrebbe dire che il governo non potrebe nemmeno aumentare il Deficit, come secondo voci di palazzo avrebbe intenzione di fare per rimpolpare la manovra.

Insomma, le prospettive per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che è alle prese con i lavori preparatori della NADEF, sono tutt’altro che rosee e per mettere le mani avanti, proprio martedì il ministro è tornato a ribadire che “le risorse saranno molto limitate”, chiedendo ai suoi colleghi di ridimensionare le proprie richieste.

Precisazioni che non basteranno comunque a calmare tutti coloro che al varo della manovra rimarranno delusi ed è per questo che Giorgetti nelle sue dichiarazioni cerca di addossare le responsabilità di una situazione molto difficile alle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea di alzare i tassi di interesse. “Se i tassi di interesse fossero rimasti quelli di due anni fa o anche dell’anno scorso - dice Giorgetti - io avrei avuto 14 o 15 miliardi in più da mettere ad esempio sul taglio delle tasse”. Tutti coloro che si aspettavano dal governo la promessa diminuzione delle imposte devono quindi prendersela con la Bce, è il ragionamento di Giorgetti, che si dice anche molto preoccupato per come i mercati stanno reagendo al susseguirsi di stime negative sul Pil italiano.

Per fortuna, però, dall’Ue non arrivano solo notizie nagative. Martedì infatti, il  Consiglio Europeo ha approvato le modifiche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza chieste dal governo e propedeutiche per ricevere la quarta rata dei fondi Ue entro la fine di quest’anno. La decisione del Consiglio, fanno sapere da Bruxelles, “si basa sulla valutazione della Commissione secondo cui le modifiche proposte dall’Italia sono giustificate e non incidono sulla pertinenza, l’efficacia, l’efficienza e la coerenza del suo piano di ripresa e resilienza”.