BENGASI - La Libia orientale, controllata dal generale Khalifa Haftar, è il teatro di un acceso scontro diplomatico con l’Italia e l’Europa, dopo che il governo di Bengasi ha respinto una delegazione di ministri europei al loro arrivo in città, tra cui anche il titolare dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi. 

L’accusa è una “palese violazione delle norme diplomatiche”, si legge nella dichiarazione con cui è stato notificato a tutti “l’obbligo di lasciare il territorio libico quali persone non grate”. Fonti qualificate parlano di “un’incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana”.  

Le opposizioni insorgono e parlano di “figuraccia globale” del governo, rievocando il caso Almasri e attaccando il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che intanto ha fatto sapere che sentirà il collega dell’Interno “appena possibile” per chiarire quanto accaduto. 

La missione, organizzata nell’ambito dell’iniziativa Team Europe, vedeva la partecipazione, oltre a Piantedosi, dei ministri dell’Interno di Grecia e Malta e del commissario europeo per la Migrazione Magnus Brunner.  

Prevedeva incontri con entrambi gli esecutivi libici: quello occidentale di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale e guidato da Abdelhamid Dbeibah, e quello orientale sostenuto da Haftar. L’obiettivo era rafforzare la cooperazione nella lotta all’immigrazione irregolare e consolidare i rapporti sul piano della sicurezza e dei rimpatri. 

Nel comunicato ufficiale, le autorità della Cirenaica hanno accusato la delegazione di non aver rispettato le procedure previste per l’ingresso dei diplomatici stranieri e di aver agito in maniera unilaterale, senza previo coordinamento con le autorità locali.  

Secondo fonti informate, a innescare la crisi sarebbe stata una discussione tra l’ambasciatore dell’Ue in Libia, Nicola Orlando, e i rappresentanti libici presenti all’aeroporto. Orlando – riferiscono le stesse fonti – sarebbe stato il primo a scendere dall’aereo e avrebbe fatto osservazioni sulla composizione della delegazione libica e sulla gestione delle riprese, osservazioni che non sarebbero state gradite. A quel punto, la controparte avrebbe deciso di porre fine alla visita. 

Secondo altre ricostruzioni, a pesare sarebbe stato anche il malcontento per l’incontro prioritario a Tripoli, considerato da Bengasi come un atto di legittimazione politica del rivale Dbeibah. Alcuni osservatori locali collegano inoltre l’episodio alle tensioni geopolitiche che attraversano il Paese: la Libia orientale, vicina a Russia ed Emirati, guarda con sospetto ai tentativi europei di rilanciare l’iniziativa sul dossier migratorio. 

Il caso ha acceso lo scontro politico in Italia, con le opposizioni ad alimentare le polemiche, nonostante fonti qualificate abbiano più volte sottolineato che la vicenda “non ha mai riguardato la componente italiana della delegazione, men che meno i rapporti bilaterali con l’Italia”.  

Il leader di Iv Matteo Renzi e il Pd parlano di “figuraccia internazionale”, mentre Angelo Bonelli di Avs ha attaccato Tajani: “Ha ragione, è proprio ‘sfigato’”, ha affermato, aggiungendo che “questa volta Piantedosi è stato vittima della legge del contrappasso”.  

Più Europa e i Cinque Stelle, invece, evocano il caso Almasri: “Mentre noi riaccompagniamo in patria con un volo di Stato un trafficante di esseri umani e stupratore inseguito dalla Cpi, il nostro ministro Piantedosi viene respinto”, è l’affondo M5s, che parla di “totale disfatta del governo Meloni”.