CANBERRA – Ha suscitato polemiche la notizia secondo cui Centrelink usa sempre più spesso lo strumento della confisca dei rimborsi fiscali per recuperare presunti pagamenti di welfare superiori al dovuto individuati dal controverso sistema automatizzato robodebts. 
In risposta a  un’interpellanza proposta dalla senatrice laburista Kimberley Kitching, il ministro federale dei Servizi alla persona ha confermato di avere recuperato 63,4 milioni di dollari nel 2018/19 chiedendo all’ufficio imposte di bloccare e reindirizzare al Centrelink rimborsi delle dichiarazioni dei redditi che avrebbero dovuto finire nelle mani dei contribuenti. 
Si tratta di più del doppio rispetto a quanto recuperato (31,5 milioni) con lo stesso metodo nell’anno finanziario precedente.  
Il portavoce laburista ai Servizi governativi Bill Shorten ha definito “stupefacente” la notizia: “Un gran numero di australiani potrebbero essere stati privati ingiustamente dei loro rimborsi fiscali. Noi sosteniamo le pratiche legittime di recupero dei crediti di welfare, ma il sistema robodebts introdotto dal governo della Coalizione è talmente inaccurato e inefficiente che almeno un quinto dei presunti debiti individuati si rivelano in realtà inesistenti”.
Per Katherine Boyle del Welfare Rights Centre, poi, “è sbagliato appropriarsi dei rimborsi delle tasse dei cittadini per ripagare debiti che non sono stati ancora provati”. “Ciò rende il sistema robodebt ancora più ingiusto”, ha concluso.