CANBERRA – Solo due passi separano la vita antica dalla vita moderna a Pompei, e ogni volta che vi faccio ritorno, in quella che è la mia città d’origine, passeggio silenziosamente tra le sue rovine, su strade lastricate con grossi selci e attraverso mura sbriciolate, riconoscendo templi, edifici pubblici, ville, taverne, teatri e convincendomi di quanto sia ancora un posto straordinariamente formicolante e rumoroso. E miracolosamente preservata dalla sua morte fulminea, ancora oggi è infatti capace di superare ogni nostro tentativo di immaginazione.

Il Parco Archeologico di Pompei, tra i siti più visitati d’Italia anche nel 2024, oltre che Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco, resta una fotografia, o per meglio dire un’istantanea, di un tempo assai lontano. Un’autentica città romana, l’antica Pompei, arrivata a noi attraverso secoli di storia, perché ingabbiata dal terribile evento naturale dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che l’ha sotterrata sotto metri di cenere e materiale piroclastico. 

Quella che fu denominata Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum – dal nome della sua principale divinità Venus Fisica e del suo patrono Cornelio Silla – e che poi divenne residenza di villeggiatura del patriziato romano, dall’architettura decisamente simile a quella dell’Urbe, oggi torna in vita anche in Australia con un’esperienza multisensoriale senza eguali presso il National Museum of Australia a Canberra.

Grazie alla collaborazione esclusiva con il Parco Archeologico di Pompei, il Grand Palais e GEDEON Experiences in Francia, l’esclusiva mostra ‘Pompeii’, inaugurata lo scorso 13 dicembre, presenta una combinazione straordinaria tra paesaggi sonori in movimento e proiezioni digitali su larga scala, con oltre novanta oggetti dal fascino inimitabile al fine di ricreare in qualche modo la vita nell’antica città e illustrare la quotidianità dei pompeiani del tempo, prima della fatale eruzione del Vesuvio.

Gli oggetti chiave in mostra includono straordinari affreschi che si estendono per oltre tre metri, magnifici mosaici, gioielli, sculture e repliche in movimento di calchi di persone che persero la vita nell’immane disastro.

Una foto dalla mostra Pompeii al National Museum of Australia a Canberra

“Sulla scia del successo dell’omonima mostra immersiva a Parigi presso il Grand Palais, abbiamo deciso di dare inizio a una collaborazione indipendente con il Parco Archeologico di Pompei, prendendo in prestito ben novanta oggetti dal valore inestimabile”, ha spiegato la curatrice del National Museum of Australia di Canberra, Lily Withycombe, che si è occupata di scegliere personalmente i reperti.

“Avevamo una specie di lista dei desideri e una logica curatoriale, ma c’erano comunque tanti fattori da valutare, come il lungo viaggio verso l’Australia. Credo davvero che attraverso gli oggetti di esperienza vissuta si possa esplorare la connessione umana con la Pompei di allora. E non volevamo oggetti che parlassero di uno stile di vita privilegiato, maschile ed elitario; abbiamo quindi pensato all’economia, alla religione, al tempo libero, all’esercito – ha continuato l’esperta –. Una prospettiva esistenziale che volevo includere e a cui tenevo davvero, probabilmente la più impegnativa, è quella degli schiavi e la loro invisibilità. Alla fine abbiamo scelto un pezzo che appartiene al più povero della società: un pezzo di pietra scolpito in modo molto grossolano mai esposto. Penso che lo stesso Parco Archeologico di Pompei fosse sorpreso dalla scelta, ma era davvero importante per noi”.

Tra compromessi e scelte ardue, il National Museum of Australia di Canberra è riuscito a portare Down Under una mostra in cui poter sperimentare la maestosità, la meraviglia e la tragedia di Pompei in un’esperienza che combina elementi multimediali – come le solenni sagome di cittadini pompeiani che passeggiano per le strade dell’antica città – con incredibile materia storica rappresentata da artefatti unici, alcuni di recentissima scoperta, e mai giunti nell’emisfero meridionale prima d’ora.

La curatrice e archeologa Withycombe si è detta estremamente privilegiata nell’essere riuscita a prendere parte all’organizzazione della mostra Pompeii a Canberra, “un’esperienza decisamente arricchente ed emozionante”.

“Durante i miei studi universitari, sono rimasta affascinata dalla storia romana antica, soprattutto il periodo della tarda Repubblica. Ricordo come durante la prima lezione di Archeologia abbia pensato: ‘Tutto questo è incredibile’ – ha raccontato –. All’epoca, uno dei miei docenti era un giovane studente di dottorato sull’Archeologia di Pompei, Steven Ellis, coinvolto in progetti di scavo proprio a Pompei. Era il 2005, al mio terzo anno di studi, quando sono riuscita a prendere parte a una stagione di scavo di due mesi all’interno del sito archeologico”.

La curatrice della mostra, Lily Withycombe, al Parco Archeologico di Pompei per la scelta degli oggetti da portare in Australia per la mostra Pompeii

“È difficile oggi riuscire a parlare della bellezza di quei luoghi senza sfociare in stereotipi. Ricordo di essere rimasta completamente sbalordita da Roma; adoravo le rovine, la zona del Foro. Poi, prendemmo il treno dalla Capitale verso Pompei. La gente del posto era colpita dalla nostra presenza o dal fatto che ci fossero degli australiani. Faceva un caldo intenso, erano i mesi di luglio e agosto, eppure era un sogno essere lì. E avevamo questi pass che essenzialmente ci permettevano di muoverci all’interno del sito in libertà e io ne ho davvero approfittato; durante le pause pranzo o caffè, andavo semplicemente a esplorare”.

Nei mesi passati, Withycombe si è recata personalmente in Italia per poter ottenere i prestiti unici da integrare nella mostra su Pompei a Canberra e ha ritrovato una sito in ottime condizioni “con aree verdi più numerose”, che permettono in qualche modo di combattere l’afa estiva, e “un parco incredibilmente accessibile”.

“Ho una bambina di due anni, Cosima – un nome italiano che mi è sempre piaciuto –, e quindi ho notato immediatamente la presenza di tantissime aree per genitori con neonati o bimbi molto piccoli. Non è un aspetto da dare per scontato”, ha continuato.

Le ombre di antichi pompeiani proiettate sulle pareti della mostra Pompeii al National Museum of Australia a Canberra

E sullo stato di conservazione del Parco Archeologico di Pompei, così come di altri inestimabili siti storici italiani, Withycombe ha ammesso di essere rimasta sempre “impressionata” dagli interventi tempestivi in situazioni d’urgenza e dal coinvolgimento della comunità locale.

“Come archeologo, ho imparato dagli italiani come scavare e come farlo in modo pulito e velocemente – ha aggiunto –. Penso che siano tra i migliori archeologi con cui abbia mai lavorato perché hanno semplicemente una specie di affinità naturale all’antico e al proprio patrimonio”.

La mostra ‘Pompeii’ al National Museum of Australia di Canberra è aperta al pubblico fino al 4 maggio 2025. Per i biglietti, è possibile visitare il sito della galleria nazionale.