ROMA - Dopo lo stop della Corte dei Conti, il governo interviene con un emendamento alla manovra per adeguare il cronoprogramma del Ponte sullo Stretto. La modifica prevede lo slittamento di 780 milioni di euro al 2033, mantenendo però invariato il valore complessivo delle risorse autorizzate, pari a 13,5 miliardi di euro. Ma proprio contemporaneamente sono state depositate anche le motivazioni con cui, il 17 novembre scorso, i magistrati contabili hanno bocciato il terzo atto aggiuntivo, che regola i rapporti tra il ministero dei Trasporti e la società concessionaria Stretto di Messina, perché “incompatibile” con le norme Ue. Tra i punti messi in evidenza vi è la direttiva europea che disciplina la modifica di contratti durante il periodo di validità. Viene sottolineata l’incertezza sul costo complessivo dell’opera: “La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787.380.000, in quanto frutto di un’attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti sul superamento della soglia del 50% delle variazioni ammissibili”, scrivono i giudici. Inoltre viene sottolineato il fatto che oggi l’opera è finanziata “interamente” con fondi pubblici mentre in origine era previsto un contributo dei privati al 60%. E “tale circostanza concreta un’ipotesi di modifica sostanziale del contratto”, spiega la Corte.
Tornando all’emendamento del governo, secondo l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, l’esecutivo “ribadisce l’impegno” per la realizzazione del ponte e il provvedimento “conferma gli stanziamenti per l’opera”. Ma le opposizioni sono di tutt’altro parere, anche alla luce delle motivazioni della Corte dei Conti. Con lo spostamento delle risorse “cade l’architettura finanziaria del Ponte sullo Stretto di Messina, un segnale chiaro del disastro compiuto da Matteo Salvini”, attacca il leader di Avs, Angelo Bonelli, aggiungendo, dopo la pubblicazione delle motivazioni della Corte, che il Ponte “non si farà e, se vorranno riavviare le procedure, dovranno presentare un nuovo progetto con una nuova gara”. E sulla questione interviene anche la Cgil. “Sulla vicenda ponte sullo Stretto si sta consumando una farsa il cui esito finale è l’ennesimo scippo di risorse alla Sicilia”, denuncia Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia. Intanto il vice presidente del Consiglio e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, inaugurando le stazioni Porta Metronia e Colosseo della Metro C di Roma, ha sottolineato che “non esiste una galleria o una metro sovranista e una multiculturale”. E quindi “lo stesso diritto non lo hanno i siciliani? ha detto, riferendosi al Ponte.