Varcare la porta di Costante Imports, in Bell Street, nel sobborgo di Preston, è un po’ come entrare in un mondo a parte, dove ogni singolo scaffale può raccontare la storia, non solo di un’attività ma di un’intera famiglia.
Vengo accolta con calore dalle sorelle Aida e Carla che, insieme alla sorella Diana, ai genitori e ai mariti, lavorano in uno dei negozi più famosi nella comunità italiana. “Spesso ci fanno compagnia anche i nostri figli: quando c’è bisogno, ci danno sempre una mano - racconta Aida -. Nostro padre Giovanni arrivò in Australia che aveva all’incirca 20 anni, nel 1956. All’epoca era già fidanzato con mamma, Maria; entrambi provengono da un piccolo paese in Abruzzo, in provincia di Pescara. Mio padre iniziò facendo attività di lavorazione con l’acciaio e con il ferro; in Italia aveva esperienza come fabbro”.
Nei primi anni a Melbourne, Giovanni iniziò lavorando nel proprio garage e si mise a vendere le proprie macchine al mercato. Le persone, a quei tempi, chiedevano soprattutto torchi e pigiatrici per fare il vino. Dopo poco si mise, inoltre, a fare tantissimi cancelli in ferro.
Nonostante l’avvio di una vita in Australia, l’idea era sempre quella di tornare in Italia prima o poi. Così nel 1968 l’intera famiglia tornò nel Bel Paese, ma presto si resero conto che, a quei tempi, avrebbero avuto opportunità maggiori in Australia, così ben presto tornarono.
“Una volta indietro a Melbourne, mio padre comprò questo spazio dove ci troviamo adesso, e non si mosse più – racconta Aida -. Quindi noi abbiamo visto tantissimi cambiamenti, sia della zona ma anche delle richieste dei nostri clienti, e siamo stati felici di adattarci. Prima questo spazio era il doppio di adesso, perché nostro padre non importava quei macchinari dall’Italia ma li faceva lui, e qui c’era anche il suo laboratorio”.
Dagli anni ’70 in poi, si iniziò a sviluppare una certa domanda per utensili e macchine da cucina più specifici; quindi, il negozio cercò di espandere la sua offerta di prodotti sia a privati sia a ristoranti. Se un tempo la clientela era soprattutto italiana, adesso, invece, è culturalmente molto variegata. “Specialmente negli ultimi anni, abbiamo notato che molte più persone si sono appassionate al cibo e a come cucinarlo. In molti ci chiedevano consigli e istruzioni su come fare i salami, ad esempio; e così abbiamo deciso di tenere dei corsi sulla produzione dei salumi”, racconta Carla.
Prima della pandemia, Giovanni andava in Italia ogni anno. Partecipava alle fiere e stringeva accordi direttamente con i piccoli produttori e artigiani per fare arrivare i prodotti direttamente a Melbourne. “Sta diventando sempre più difficile però trovare gli artigiani che fanno gli oggetti ancora a mano. Noi facciamo il possibile per trovarli - ammette Aida -. I nostri genitori vengono ancora qui a lavoro ogni giorno. Questa è molto più di un’attività per loro, e amano parlare con i clienti che conoscono da una vita”.